L’incredibile verità è un album che parla della vita.

Il multi-strumentista e cantante parigino Sebastién Téllier esce alla ribalta mondiale grazie al brano “Fantino” contenuto nella compilation “Source Material” del 1999 uscita per l’etichetta francese Source ed osannato dalla critica specializzata come “uno dei suoni più solitari che possiate ascoltare quest’anno” (Rolling Stone Magazine). Il nostro non si ferma e fra settembre 1999 e marzo 2000 confeziona l’intero primo album d’esordio “L’Incroyable Vérité”, uscito nel 2001 per la Record Makers, etichetta di Nicholas Godin e Jean-Benoit Dunckel, gli Air, tanto per capirci; e mixato dallo stesso Téllier con l’aiuto di Quentin Dupieux (a.k.a. Mr. Oizo).

Le note di copertina, redatte dallo stesso artista, raccomandano un ascolto dell’album da soli ed alla luce di una candela, e con l’aiuto di alcuni agenti esterni, indotti per via polmonare aggiungo io, ed introducono l’ascoltatore ad un viaggio introspettivo, catartico e surreale… dove le sensazioni prodotte dalla nostra mente si possono facilmente fondere con le note che aleggiano nella stanza. Melodie europee si respirano lungo tutto il percorso, un forte riappropriarsi delle proprie origini, allargando lo spettro dei ricordi a tutto il Vecchio Continente, per cui si comincia con “Oh… Malheur Chez O’Malley” dove i sintetizzatori del primo Battiato sembrano eseguire una piéce kraut a quattro mani con un pianoforte preso a prestito dalla sigla di uno sceneggiato poliziesco inglese. “Kazoo III” riprende le atmosfere di una certa commedia amara che va dai temi del nostro Fantozzi al britannico sense of humor della serie “Il Nido di Robin” il tutto rivisitato e rivisto con gli occhi della tensione tipica di fine millennio… per poi approdare ad “Universe” brano che rispolvera i temi dei migliori cantautori (post-psichedelici) che, nei primi anni settanta, in tutto il continente traevano linfa dalle ceneri dell’atroce presa di coscienza della disfatta del Pace+Amore pensiero che condurrà le generazioni successive al nichilismo di fine decennio. “Trilogie Chien”, composta da “L’Enfance D’Un Chien”, “Une Vie De Papa” e “Fin Chien”, sembra la voglia di rivalsa di tutto quel filone di composizioni per cinema e televisione che in Europa accompagnavano l’ultimo vagito della nostra Settima Arte contro lo strapotere della cellulosa ovattata che da Hollywood stava invadendo il mondo.

“Grec” è un intermezzo bucolico che suona come sentito omaggio per un buon riposo, fatto al poeta Nick Drake e che apre la strada a “Kissed By You”, dove Syd Barrett si abbandona ad una visione supportato dai suoi vecchi Pink Floyd, accompagnati da una piccola orchestra diretta da Serge Gainsbourg che viene bruscamente interrotta dall’acida chitarra di Jimmy Page per il finale. “Fantino” è uno dei migliori esempi di sviluppo della musica pop in senso più alto, una moderna sonorizzazione di quelle cassettine che da piccoli ci raccontavano le favole, e qui la storia narrata sembra voler essere il viaggio senza ritorno intrapreso dall’astronauta Bowman in “2001 Odissea Nello Spazio”. “Trilogie Femme” composta da “Vierges”, “Une Vraie Maman” e “Face Au Miroir” si apre con una chitarra acustica che gira intorno a Lucio Battisti e sfocia in un coro femminile di fredda sensualità, come solo il nostro e Gainsbarre riuscivano ad ottenere, che si evolve in un lamento rubato alle cantanti spagnole di flamenco adagiate su una morbida chitarra in loop e che si innervosisce nella parte finale ad introdurre un’agghiacciante serie di urla femminili.”Black Douleur Video” sono i titoli di coda, orchestrati emulando i Bad Seeds di Cave che omaggiano la parte più oscura dell’opera di Gainsbourg  (quella che va da “Histoire De Melody Nelson” a “L’Homme A Tete De Chou”).

La candela, inconsapevole, continua a bruciare illuminando la mia stanza ora silenziosamente sospesa nella malinconia, quella malinconia tipica che respirava un bambino negli anni settanta… regalatami da un artista che negli anni settanta non era ancora nato.

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