Il 2017 sembra essere l’anno ufficiale del revival dream pop per eccellenza; sono riemersi gli Slowdive, i Ride e persino i Jesus & Mary Chain.

A tornare sulle playlist dei sognatori sono anche le melodie shoegaze dei Secret Shine, da Bristol. Un relativamente triste passato li ha spinti a riunirsi negli anni 2000, dopo la morte del batterista Tim Morris (per il quale la band compose un album tributo di otto tracce).

A figurare sono le note di chitarra di Scott Purnell e la presenza eterea di Kathryn Smith a sciogliere i ghiacci –parassiti della mente- e a riportare chi li ascolta nella giusta dimensione.

Leggermente sfocata e fumosa, quella dimensione intrattiene solidi riff intrecciando i loro destini alle tastiere. Dirty Game è il perfetto esempio, e To The Well la giusta continuazione (indole più rock e selvaggia). Sento doveroso annotare come pezzo migliore Falling Again, connubbio tra passato e presente, con tutto ciò che il fantomatico indie rock ha generato nei decenni. Cori, batteria insolente e fantasmi ad infestare i sogni.

Stanze enormi come trascorsi di vita, ma corde nuove. La gloria immortalata dei Secret Shine (e non soltanto loro ovviamente) sembra ,insidiosa, voler riportare in auge lo spirito dei primi confusi anni ’90. Molti apprendono le vecchie lezioni e si apprestano a rivitalizzare alcuni di quei suoni (leggasi The xx).

Sarà questo, insomma, il suono del decennio che ci attende? Sarà la linfa dei giovani che ricordano il passato, ad aver fatto venir voglia ai più vecchi di rimettersi in gioco?

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