I Sentenced, per qualche tempo (quando erano ancora attivi, si capisce), furono la croce e la delizia per chi li amava prima e li ha detestati poi, per chi li ha ignorati prima e amati dopo, per chi li ha amati prima ed anche dopo, ed anche per chi, credo, li abbia detestati sia prima e sia poi.
È però interessante e utile, per chiarezza, capire che cosa delimiti il "prima" e il "dopo", per quanto riguarda questi finlandesi tutto genio e sregolatezza, che poi, a detta di tanti, passarono al genio discutibile e alla sola "svogliatezza". Quello che ne circoscrive una discriminante (ed anche più di una, parlando sinceramente) è il terreno artistico e di genere su cui i Sentenced si sono sempre mossi: da un canonico, aggressivo e annichilente Death Metal degli esordi, ad un Progressive venato di tante increspature Power e Gothic poi, fino ad una totale catarsi gotica, purgata di tutto quanto la band avesse composto prima e che li accostò, forse a torto, forse a ragione, ad altri blasoni discutibili e sdolcinati che cavalcavano (e cavalcano ancora), certi lidi gotici strappalacrime per ragazzine viziate adolescenti, che negli HIM trovavano la loro pace e la loro guerra.

Ma, non temiate, con questo "Amok", siamo ancora lontani cento miglia dai parossismi Gothic che verranno poi. Ho scritto "cento" e non "mille" di proposito, proprio perché, pur con molta cautela e senza incorrere in bestemmie e anatemi, già qualcosa si intravede oltre gli oscuri e misteriosi, liquidi e fumosi anfratti di questo lavoro.
"Amok" comunque, a parere di chi scrive, è stato una gemma, una cima che avrebbe potuto consacrare i Sentenced nel Gotha del Metal, se solo questi, in seguito, non avessero deciso di imbastardire, smussare e addolcire la propria attitudine. Se solo avessero dato sterzate intelligenti al loro suono, alla stessa maniera di Katatonia e qualche altra band, oggi parleremmo dei Sentenced, probabilmente di come si parla degli Opeth. Ma, purtroppo, non è così.

"Amok" inizia subito a stupire e ad affascinare, sin dalla prima canzone "The War Ain't Over", che da un interludio di spari e campi di battaglia, passa stupefacentemente ad un'atmosfera davvero rara ed affascinante: stellare dapprima, potente, muscolosa e granitica poi. E non dovremmo nemmeno dimenticare i numerosi intermezzi che rendono il brano un misto disarmante di atrocità bisbigliate con sadica consapevolezza, sfuriate mai caotiche e che tendono molto alla melodia, strizzando l'occhio all'Heavy Metal canonico e stradaiolo, e un grandissimo "pathos" che poche band, lo debbo dire, hanno mai saputo riprodurre.
Già solo il primo brano vale tutto il prezzo del cd, ma poi, d'ispirazione, di profetiche visioni, di Death melodico e ben strutturato, di fascinosi paragoni frammisti a decadenti giri ridondanti di goticismo, se ne può godere in ogni solco del disco, e proseguendo, "Phenix", "Forever Lost", "Nepenthe" (indovinate che cosa mi ha fatto intravedere una qualche attitudine gotica...) e "Moon Magick", sono gioielli che brillano nel freddo finlandese con la stessa iridescenza del sole nordico: ammaliante e disordinato, drammatico e funesto.

Niente di meglio, insomma, i Sentenced potevano proporci con "Amok", e con un certo rimpianto, credo, mi piacerebbe ancora che ritornassero, come in questo lavoro: drammatici, sognanti, un pò affettati sono d'accordo, ma sempre a spargere quelle sensazioni irriproducibili che li hanno resi celebri.

Carico i commenti... con calma