Trionfa un silenzio inquietante. Uno di quei pochi casi in cui si sente una mosca volare. Le luci cedono il passo all'atmosfera rendendosi timidamente fioche. Forse, anche i tarli smettono di sgranocchiare gli intarsi cesellati del legno smaltato della galleria. A far scricchiolare le assi dello scenario è Rudol'f Nurjev.

Quando Nurjev danza, anche le farfalle sentono il dovere di inchinarsi.

Gli applausi si mescolano all'emozione ed il fragore diventa dolcemente assordante. Un rumore che mai, vorresti, smettesse di flagellarti le orecchie. Margot Fonteyn interpreterà Giulietta. Al diavolo l'artrosi. Le libellule, in questo caso, possono volare anche senza ali.

Prokofiev, così come farà per "Pierino e il lupo", applica ad ogni personaggio una frase musicale. Lo rende protagonista a suon di note, gli cuce addosso un'anima melodica che viene necessariamente ripresa nel corso dei tre atti del balletto. I dubbi, le irrequietezze, le lacrime e i silenzi di Romeo, così come le confidenze, i preparativi, le speranze, le effusioni di Giulietta, assumono un pathos difficilmente eguagliabile. In quasi ogni passaggio c'è una traccia sonora che riconduce alla presenza sulla scena di un personaggio. Che si tratti di un passo, di un sospiro, di un pugno. Così come le ostilità tra Mercuzio e Tebaldo, con frasi che ricordano lo stile folcloristico delle ballate cosacche di qualche tempo non sospetto.

Il primo atto prevede la presentazione dei personaggi, delle loro percettibili sensazioni, accompagnate dai profumi, dagli odori incontaminati che senza un uso sapiente degli archi e l'incursione quasi estemporanea dei flauti, non possono essere descritti meglio. La prevalenza dei fiati nell'interpretazione dei protagonisti è piuttosto evidente, nonostante siano ben sposati in efficaci intersezioni con gli archi. Sorprendente ma quanto mai azzeccato, l'utilizzo di un mandolino, nell'omonima danza, in uno dei pochi passaggi lieti dell'opera. Il punto più alto del primo atto e dell'opera intera è la splendida "Danza dei cavalieri". Espugna la scena come una deflagrazione improvvisa, dove la pesantezza degli strumenti dona la perfetta sensazione dell'avanzamento, imponente, di suole corazzate che affondano nel terreno. Gli archi tagliano l'aria toccando acuti che ammiccano potenzialmente all'ultrasuono lasciando poi un vuoto temporaneo abilmente colmato dagli ottoni poderosamente soffiati. Georg Solti, nella direzione, produce una versione molto abbondante in termini di potenza sonora. All'uopo, forse sarebbe preferibile, nel contesto dell'opera, una versione più "leggera", tipo quella di Masur, di Previn, Ozawa o Abbado. Premettendo che si perderebbe, però, la sensazione dell'avanzamento de quo che, credetemi, è bellissima. Agli ascoltatori la sentenza.

Degno di nota, nel secondo atto, il passaggio dalla pacatezza sonora dei due amanti in confidenza con Frate Lorenzo alla travolgente scarica di note nella valanga di violini che descrivono l'assunzione dell'onere, da parte di Romeo, di vendicare la morte dell'amico Mercuzio. Interessante, dal punto di vista strutturale, "l'allegria" che caratterizza ciò che in realtà è un evento funesto, ossia la lotta tra Tibaldo e Mercuzio che culmina, appunto, con la morte del secondo. Sembra di vederli uno di fronte all'altro, saltellare come due pugili nell'atto di valutare il momento giusto per sferrare l'attacco.

Di notevole interesse, nel terzo atto, è l'utilizzo dell'organo e della celesta. In particolar modo nei passaggi che vedono l'abbandono di ogni speranza da parte di Giulietta, l'esternazione di un sentimento addolorato, una tristezza che, al di là del rifiuto delle nozze con Paride, e la bellissima danza delle fanciulle con i gigli, prevale per il resto della composizione. Nella morte di Giulietta, assolutamente struggente, va evidenziato il sentore di speranza che si riesce a percepire nonostante il drammatico epilogo della storia.

Le assi hanno smesso di scricchiolare e si percepisce il respiro affannoso dei protagonisti malgrado la posizione di riposo. Le palpebre si abbracciano in un movimento di passione e leggiadria. Il risveglio delle luci si confonde con il tessuto compatto di applausi vigorosi.

Sul palco volano mazzi di fiori all'ombra di una mano teneramente baciata.

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