Il_Paolo "E...state con me" n. 5 - fine

Ciao ragazzi, purtroppo devo darvi una brutta notizia: domani parto per il mare e non farò ritorno a casa prima del 23.9. p.v. Quando iniziai il ciclo estivo credevo che le mie vacanze sarebbero durate appena un mese, e invece... ma lasciamo perdere le tristezze e via con l'ultima recensione della serie "E...state con me".

La dedico a quello che, per convergenza di talenti comici, miti erotici dell'altro ieri e di ieri, coesione di sceneggiatura ed ambientazione, rappresenta il miglior film ad episodi estivo degli anni '80, e, probabilmente, di tutto il cinema italiano.

Alludo, ovviamente, a "Rimini, Rimini" ('87), omaggio alla riviera, alle vacanze popolari ed a basso costo, alla semplicità della piadina e della disco contrapposta alle pretese intellettualistiche dei più, alla carnalità estiva in tutte le sue forme, all'edonismo anni '80 come diretto figlio della dolce vita e della vitelloneria cantata dal più illustre riminese d'ogni tempo (dopo i membri della famiglia Malatesta), ovvero Federico Fellini.

Tante storie si intrecciano, in questo film, nella viva città romagnola: un pretore moralista e prossimo alla pensione (Villaggio) viene traviato, novello Aschenbach, da una procace indigena (la miglior Grandi di sempre), fino a negare se stesso ed i propri valori nel feticcio di una sessualità edipica ed infantile, quanto tardiva; un cabarettista da quattro soldi (Micheli), viene assunto da una alcuni macellai in ferie per tirare su il morale alla di loro sorella Noce (la mia adorata Antonelli in una delle sue ultime apparizioni degne di merito), disperata per la perdita in mare dell'uomo della vita (che si scoprirà essere un rude Pappalardo), toccando l'apice dell'illusione ed il nadir della frustrazione morale e sessuale; un rampante uomo d'affari (Calà) spaccia una prostituta per sua moglie, sapendo che un rilevante affare potrà concludersi concedendola al talamo di ricco imprenditore (marvellous Bonacelli), finendo poi egli stesso a prostituirsi con la matura sorella di quest'ultimo (Koscina). In due storie che definirei minori, inoltre, un prete (Roncato), si innamora di una suora, ed una giovane donna (Brigliadori), di un ragazzino, coronando quella che definirei una teoria di satireggianti crapule o copule, che, dalla tradizione romana del Satyricon (to'... anche qui Fellini) ci porta alla sua versione moderna ambientata nella suburra romagnola.

Non vorrei tediarvi con considerazioni sul senso - implicito - di queste storie, né sotto il profilo sociologico, né sotto quello valoriale o eticizzante, limitandomi ad osservare come, rivisto ad oltre vent'anni dalla sua uscita, questo lavoro, pur superficiale e raffazzonato in alcuni tratti, compendi in sé molti dei luoghi comuni dell'estate e del cinema di ambientazione estiva in genere, i quali - ma già ci siamo intrattenuti sul punto con "Acapulco..." - probabilmente dipendono dalla riscoperta della natura animale dell'individuo a fronte della apparente libertà dei corpi nudi, delle spiagge, dei locali, delle disco, dei pub, delle passeggiate, dei tandem, delle rotonde e quanto più vi aggradi.

Limitandomi quindi a denotare, e non connotare, il film, va osservato come il lavoro ci lasci alcune belle scene di pura comicità, oggi come allora divertenti, che vanno dall'intero episodio di Villaggio (il "gatto nero" della Grandi), al capolavoro di Micheli (come dimenticare la mitica "Champagne" da lui cantata, o la carriola con la Antonelli... azz, che rimpianti!), passando per il non meno cinico episodio di Calà, che ridendo e scherzando mette a nudo un certo yuppismo e la tendenza dell'epoca a mercificare tutto, fino a se stessi, pur di avere una bella macchina (qualcuno avrà preso nota, negli anni successivi).

Non vi è dubbio che qua e là il ritmo cali, e che talvolta la noia assalga lo spettatore, specie nei meno riusciti episodi di Roncato e Brigliadori, ma, a mio parere, in film come questi il rischio va messo in conto, godendo e ricordando i frammenti che più ci divertono e rilassano senza le sovrastrutture ed il tedio di troppi pensieri. In fin dei conti l'estate è anche questo, libertà di far quel che si vuole (con juicio e nei limiti della irrilevanza penale dei fatti, mi raccomando).

Tant'è, adesso devo lasciarvi: vi porterò idealmente con me nelle mie vacanze, ovviamente se qualcuno verrà a Porto Cervo fino al quindici di agosto lo segnali in calce alla recensione che ci si può trovare per un mojito, mentre, fino a settembre, sarò ospite del mio amico Il_Mattia a Curma (intesa come Courmayeur), ma se volete ci si può vedere anche lì, portatevi lo snow che si va a sciare assieme sul Bianco!

Candidamente Vostro,

Il_Paolo

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