Messico, 1917. Dopo aver assaltato una diligenza con l'ausilio dei suoi numerosi figli, il bandito Juan Miranda (Rod Steiger) incontra l'irlandese John Mallory (James Coburn), un esperto di esplosivi che sostiene di essere un cercatore d'argento. L'incontro non è dei più amichevoli, ad ogni modo Juan convince il nolente John ad affiancarlo nell'impresa dei suoi sogni: rapinare la prestigiosa banca di Mesa Verde. Lungo il tragitto, però, John fugge e Juan lo ritrova a Mesa Verde, dove apprende che la sua beneamata banca è stata trasformata in un carcere di massima sicurezza in cui vengono rinchiusi e giustiziati i rivoluzionari di Pancho Villa. Miranda dunque scopre la verità su Mallory: egli non è un cercatore d'argento, ma bensì un terrorista rivoluzionario fuggito dalla sua patria in quanto ricercato e in cerca di gloria in Messico tra le file dell'esercito di Pancho Villa. Lo stesso John coinvolgerà Juan nella rivolta, diretta dal dottor Villega (Romolo Valli), che li opporrà all'esercito dei regulares capeggiati dal generale Gunter Ruiz (Antoine Saint-John).

Accanto ai film della cosiddetta "trilogia del dollaro" e a "C'era Una Volta Il West", "Giù La Testa" (1971) è annoverato tra i western di Sergio Leone, nonostante l'ambientazione sia piuttosto atipica: non si tratta infatti del canonico Far West ottocentesco (Texas, Arizona, … ), ma del Messico insanguinato dalla rivoluzione zapatista. Salvo questa particolarità, la pellicola presenta tutte le caratteristiche del western di Leone: durata ragguardevole (162 minuti), paesaggi pittoreschi, confronto tra gli attori protagonisti (straordinarie le prove di Steiger e Coburn), colpi di scena e colonna sonora dell'impagabile Ennio Morricone (indimenticabile il motivo di "Sean Sean", che accompagna le visioni e i flashback di Mallory). Eppure il film sale un gradino sopra i pur notevolissimi spaghetti-western degli anni Sessanta, a maggior riprova della maturazione artistica del regista, maturazione strettamente legata alle trasformazioni storiche del Sessantotto.

"Giù La Testa" trasuda lo spirito ribellistico del periodo e ne traspone i pro e i contro, le nobili cause e le contraddizioni. Sono notorie le inclinazioni politiche sinistroidi e lo spirito anticonformista di Leone: ciò lo si deduce subito dalla prima scena, in cui Juan si finge un povero ebete in cerca di un passaggio per introdursi nella diligenza che ha pianificato di assaltare. Durante il viaggio i passeggeri, aristocratici snob e razzisti, lo scherniscono mentre mangiano avidamente alla sua faccia: memorabili i primi piani delle bocche, inquadrate mentre si ingozzano e sparlano indebitamente di Juan e dei peones, i proletari messicani. Va da sé che in queste sequenze è contenuta una sottile critica al consumismo e alla relativa società. Inoltre il reazionario generale Gunter Ruiz, impettito e con tanto di carro armato, sembra o no un comandante nazista?! Invece le contraddizioni del Sessantotto emergono nella scena in cui un infervorito Juan sbotta a John che le rivoluzioni hanno origine da "quelli che sanno leggere, che leggono i libri e poi vanno dagli altri che non sanno leggere a dir loro quello che devono fare" per poi risolversi sempre in un nulla di fatto: in un periodo come l'anno di pubblicazione del film, in cui le rivolte e le trasformazioni sociali erano all'ordine del giorno, il regista dimostra con lucidità e consapevolezza che alla base delle rivoluzioni possono esserci delle incongruenze, dal momento che spesso vengono teorizzate e ordite da menti intellettuali (il dottor Villega nel film) e poi combattute dai poveracci.

Inoltre la figura di John Mallory è emblematica: quanti terroristi degli Anni di Piombo possono essere identificati nel personaggio interpretato da Coburn? Un dinamitardo ricercato, fuggito dalla patria senza aver compiuto la sua missione, perciò insoddisfatto e alla continua ricerca di sé stesso attraverso la violenza, in nome di una causa che non si sa se sia giusta o sbagliata; un pò come i sessantottini disillusi e arrabbiati che negli anni Settanta hanno dato vita al terrorismo.

Acuto e riflessivo più che mai, Sergio Leone crea un azzeccato parallelismo tra l'epoca in cui il film è stato girato e quella in cui è ambientato per dimostrare che, come si suol dire, la verità sta nel mezzo. Ed è anche grazie a questo messaggio che "Giù La Testa", a 36 anni or sono dalla sua comparsa nelle sale cinematografiche, risulta tutt'altro che datato.

Un film intelligente, oltre ad essere avvicente e godibile. Un indiscutibile capolavoro.

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