Qualche giorno fa leggevo sulle pagine (web) di un noto quotidiano bolscevico e filocomunista un'intervista a Massimiliano Allegri. A domande dell'intervistatore, l'allenatore del Cagliari ci teneva a sottolineare che:
- Non tutti gli allenatori giovani sono Guardiola.
- Sono i giocatori che vanno in campo. Sono loro che vincono le partite. L'allenatore li può solo far perdere.
Massimiliano Allegri è giovane (classe 1967) e bravo. Come Guardiola. Pep, già cervello del centrocampo blaugrana negli anni novanta e incarnazione in campo delle ideologie et metodologie calcistiche tanto care a Johan Cruyff, dalla scorsa stagione siede sulla panchina del Barcellona.
Pep Guardiola ha vinto di tutto. Ma i successi del Barcellona arrivano da lontano e sono dovuti, oltre che alle indubbie capacità dell'allenatore, anche e soprattutto a un lungo lavoro di programmazione e campagne acquisti sontuose. Alle incredibili qualità dei giocatori del team catalano. Tutti dettagli trascurabili nell'italico gioco del pallone in cui stampa e addetti ai lavori sono oggi più che mai intenti a gettare fumo negli occhi degli (più o meno tele)spettatori paganti. Se lo scorso anno, mentre la Spagna di Luis Aragonés, un giovane vecchietto di settanta (70) anni, vinceva i Campionati Europei di Calcio per Nazioni (la cara vecchia Coppa Henri-Delaunay) e il Manchester United di Sir Alex Ferguson (classe 1941, sessantotto anni suonati) alzava la sua terza Coppa dei Campioni battendo ai calci di rigore il Chelsea di Guus Hiddink (classe 1947, non esattamente un ragazzino), andavano di moda tecnici esperti e navigati, questa stagione è di attualità l'allenatore giovane. Poco importa se privo di alcuna esperienza. E capacità?
Il nuovo allenatore della Juventus è Ciro Ferrara. Napoletano di Via Manzoni, Ciro fino allo scorso maggio era il vice di Marcello Lippi sulla panchina della Nazionale italiana. Il Milan, invece, ha scelto di affidarsi a Leonardo. Brasiliano di Niterói, cittadina dello stato di Rio de Janeiro, e Campione del mondo con la Nazionale di Parreira nel 1994, Leonardo parla trentadue lingue (tra cui il gaelico - pare difatti che scriverà presto una recensione per DeBaser...) ed è alla prima esperienza da allenatore.
Serse Cosmi invece comincia ad allenare sulla panchina del Bar Bruna nel Torneo dei bar di Pontevecchio. Lo vince al primo colpo. Ha solo ventuno anni e alla domenica tira ancora calci al pallone tra i dilettanti.
Figlio del fiumarolo Antonio detto "Pajetta" (come il Giancarlo del PCI), Serse arriva nel grande calcio dopo aver fatto tanta gavetta. Allena i Giovanissimi del Ponte San Giovanni, gli Under 18 dell'Ellera, i "grandi" del Pontevecchio, l'Arezzo. Finalmente, il Perugia. La squadra di cui è tifoso da sempre.
A Perugia sono gli anni del vulcanico - e discutibilissimo - presidente Luciano Gaucci. E del direttore sportivo Walter Sabatini (ora al Palermo). Personaggio genuino e a tratti caratteristico, Serse vince l'iniziale scetticismo della critica e dei tifosi costruendo una squadra, un gruppo, con i soli metodi che conosce e con cui si è fatto strada nel calcio che conta. La psicologia e la tenacia. Il lavoro e le motivazioni. Nel tempo, scopre e valorizza, tra gli altri, giocatori come Giovannino Tedesco, Mirko Pieri, Marco Di Loreto, Davide Baiocco, il "geometra" Fabio Liverani. I campioni del mondo Marco Materazzi e Fabio Grosso. Porta il Perugia in Europa e si toglie più di una soddisfazione. Il 23 dicembre 2000 vince a San Siro contro il Milan campione d'Italia (1-2, reti di Saudati e Zisis Vryzas). Il comico Maurizio Crozza sdogana nelle italiche televisioni una sua riuscita imitazione.
Siede sulla panchina dei "Grifoni" per quattro anni. Seguiranno brevi e, in verità, non indimenticabili esperienze sulle panchine di Genoa e Udinese. Del Brescia.
"L'Uomo del fiume" è un libro scritto a quattro mani dal giornalista Enzo Bucchioni e dallo stesso Serse Cosmi, che in queste pagine si racconta, e racconta della sua vita privata e professionale fino alla stagione calcistica 2001/2002. La seconda sulla panchina del Perugia. Di quella volta che vinse il campionato con la Pontevecchio e i tifosi gli dedicarono lo striscione "Serse Cosmi, con te sino a Tokyo" (sede della Coppa Intercontinentale - ora Mondiale per Club, ndr). Delle interminabili notti passate a ricercare nuovi talenti visionando videocassette provenienti da ogni parte del mondo. Di quella volta che portò i giocatori dell'Arezzo in un night club. E dei filmini pornografici visti in compagnia dei giocatori della Pontevecchio. Sistemi per creare un gruppo unito e vincente. Pare funzionassero.
Ho scritto questa recensione due volte. Perché oggi le panchine saltano con la stessa velocità con cui "Iron" Mike Tyson mandava al tappeto i suoi avversari. Dal 21 ottobre 2009, infatti, Serse Cosmi è il nuovo allenatore del Livorno. Ha esordito vincendo in trasferta contro la Roma. Magari non ci arriverà mai a Tokyo. Ma chi se ne frega.
Di certo non è più vecchio di chi comincia adesso.
Carico i commenti... con calma