Shakira è qualcosa che bisognerebbe studiare non tanto per il suo valore artistico e musicale (naturalmente fuori di ogni discussione in questo contesto) quanto per il suo significato antropologico e sociologico di “fenomeno di nicchia massificato”.

La stronzetta cominciò a fare dischi dall'età di 14 anni. Il suo primo album, “Magia”, del 1991, ottiene un debole consenso da parte di critica e pubblico. Doveva essere qualcosa di veramente orribile, ma non pensiamoci e lasciamoci questi pensieri alle spalle. Peggior sorte ancora ebbe il suo secondo capolavoro, “Peligro”. Una vera chicca per tutti gli appassionati e gli schizoidi che già avevano cominciato a collezionare e adorare come reliquie foto di ragazzine, ispirati dal suo primo album. La cantante pubblicherà anni dopo due album intitolati “Oral Fixation vol. 1” e “Oral Fixation vol. 2”. “Il nome di entrambi gli album deriva da una vera e propria ossessione per la bocca da parte di Shakira, che la considera, senza scendere in banali malize, un «canale di espressione, veicolo d'amore e sostentamento»” (fonte Wikipedia).

Naturalmente è esatto ciò a cui tutti abbiamo pensato. Il canale di espressione, veicolo d'amore e sostentamento di cui si parla è la fellatio, e non la bocca, orifizio d'ingresso del tubo digerente. Fatto sta che Shakira sorprende tutti e si impone all'attenzione del pubblico di massa per il suo celeberrimo “culo di gomma”. La ricordiamo tutti dimenarlo in mezzo ai cavalli nel video di “Whenever, wherever”, canzone che ci ruppe le balle per 2 intere estati (e ogni tanto qualcuno ancora la mette su, quella cagata). Molti individui cominciarono a guardarsi attorno perplessi e sospettosi e a chiedersi: - ma... ma cos'è... un genio?! - Erano tempi in cui cominciavo a sentire sempre più diffuso tra parecchi metallari il gusto per l'orrido di serie Z.

Sostanzialmente si erano sviluppate 3 fazioni. Quelli che fra i dischi di Dimmu, Burzum, Borknagar, Hammerfall, etc tenevano il cd masterizzato di “Baby One More Time”, e quelli che invece ce l'avevano dell'Aguilera. A questi scempi anche se leggermente più di rado, si poteva ammirare con una certa alternanza la presenza dell'immancabile Robbie Williams, idolo della terza fazione. Oggi la questione si ripete con la Isabel Mebarak “culo di gomma” Ripoll, in arte Shakira. E lancio qui una sfida. Provate a installare un programma di p2p tipo DC ++ e recatevi sui più importanti hub dedicati al metal; dopodichè cercate il vostro gruppo preferito negli appositi motori e invece di tirare giù l'album scaricate la lista dei file condivisi dall'utente. Rimarrete sorpresi dalla quantità di “metallari” che conservano in mezzo alle loro cartelle almeno un album di Shakira. La cosa è talmente vasta da essere diventato una specie di fenomeno. Perché Shakira è così tanto diffusa fra i metallari? A questo interrogativo, io, francamente non oso rispondere, ma la cosa assume le fattezze di quello che all'inizio del mio discorso definivo come “fenomeno di nicchia massificato” . A voi la scelta quindi. Se esame di coscienza o forcone e fiaccola.

E a questo punto passiamo a recensire il brano. Nel 2006 è la volta di “Hips Don't Lie”, cantato assieme a Wyclef Jean, un pupazzo senza arte né parte creato interamente negli MTV Research Studios. Il Jean non è altro che una specie di cyborg rastoide senza senso attivabile con un calcio nel culo. “Hips Don't Lie” è invece un pezzo composto da un unico, odioso, ritornello che si ripete all'infinito. Ve ne accorgerete subito quando passerà in tv (perché passerà, oh se passerà) perché il motivetto scelto dall'equipe di psichiatri che hanno arrangiato l'album è qualcosa di assolutamente disturbante e di cattivissimo gusto. La tortura comincia con una specie di fanfara di trombe e tappeti che introduce la cantante nel mezzo della scena e prepara la piazza a vari sculettamenti e a qualche schiena, dopodichè la musica parte subito, nel senso che arriva subito al dunque e da quel motivetto non si schioderà mai più. “Sperimentazione” ? “Genio” ? Diranno i colpevoli colleghi metallari? Io dirò cagata.

Cagata con doppia valenza di verbo e aggettivo.

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