Capitano quei giorni in cui non sai che ascoltare, la noia e il tedio prendono il sopravvento e spinto da un istinto suicida ti metti alla ricerca nel uorld uaid ueb di un nuovo artista che ti risollevi la giornata musicale. Sai mai che ci si possa imbattere nel classico nome sconosciuto che si riveli essere una bomba clamorosa. La speranza è l’ultima a morire, no? Poi insomma fra YouTube, Facebook, Last.fm, Tumblr, RYM, MySpace no, poveretto, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco, poi negli ultimi anni è esploso un altro fenomeno, quello di Bandcamp ed è proprio qui che m’imbatto casualmente negli Shizune.

Siamo nel mondo skramz (più figo che dire screamo) underground, con un rapido scroll leggo che han pubblicato. Un 7” nel febbraio 2012 “Shizune.” e un 12” nel settembre dello stesso anno “Mono No Aware: Between Eternity and The Burial” mixato da Jack Shirley tra l’altro (vedi Deafheaven). Decido di andare in ordine cronologico e di incominciare ad ascoltarmi il Self-Titled.
Prima di pigiare play mi cade l’occhio sulla particolarità dei titoli. Uno in francese, l’altro con ideogrammi giapponesi (scoprirò solo più tardi che si tratta di Akihabara, distretto di Tokyo), l’antico greco di Kairos, Days of Vaestena, Weekend at Lake Vostok, un canonico anglosassone Redshift e infine uno che mi riporta ai tempi del mio rapporto turbolento con Windows 98 cioè “Shit, I Need More RAM !”. In tutti e sette i casi non si scollinano i due minuti di durata. Bene, rasoiate assicurate. E non vengo affatto deluso. Fulminei e incisivi, non perdono tempo e sparano a ripetizione ritmiche coinvolgenti, sconfinando in territori “tupatupa or die”, non disdegnando affatto (anzi) declinazioni melodiche come la buona tradizione screamo insegna e per non farsi mancar nulla ci buttano dentro pure dei brevi climax ascendenti per aumentare il pathos ben alimentato da un graffiato sofferente ed espressivo. Ho deciso, son tosti. Mi ricordano un poco i Touché Amoré di “To The Beat of Dead Horse”, ancora grezzi il giusto, sporchi e diretti. Le lezioni seminali di Saetia e Orchid (con minor componente caotica) son state ben assimilate. E il DIY è la logica imperante. Cantano pure in giapponese, son poliglotti, non usano solo la lingua d’Albione. E poi parte “Kairos”. Wait. Mi pare proprio italiano, apro le lyrics e sorpresa :

“Istanti sbiaditi dal tempo // risplendono oggi piu vivi // in ogni sorriso mancato // mentre il calare del silenzio // riempie l'aria che ho perso // nello strozzare le parole // nel trattenere il fiato // nel distorcere lo sguardo // tutte le volte in cui mi hai cercato // soltanto oggi per ogni passo // impiego anni nel ricordare // com'era allora o come sarebbe stato // senza averti accanto // proprio dietro di me // non voglio restare sospeso nel tempo // in cui ogni momento è all'ombra // di un mare bagnato dal sole // stringo il mio cuore con la mano ferita // nel contare i battiti persi negli anni // ormai è tutto per me.”

Così, un po’ da newbie dell’ultim’ora mi vado a leggere qualche informazione in più visto l’ascolto alla cieca fino ad ora condotto. “Shizune”, Vicenza, Italia. Minchia. E io che m’aspettavo di vederli a un passo dal roster Deathwish, Bridge 9 o Topshelf. Invece son proprio veneti sti ragazzi e ci sanno fare, alla grande. Date con i La Dispute, Birds In Row, gavetta mica da ridere. Peccato non ci fossero ad Arese (a Trento sì) con i francesini della Deathwish, li avrei scoperti ben prima. E pure live. Siam pur sempre la terra dei La Quiete, dei Raein, Violent Breakfast e compagnia bella, insomma lo screamo lo mastichiamo bene : gli Shizune ne sono l’ennesima dimostrazione. E visto che il vinile è esaurito il passo dal “name your price” a un download di supporto è breve. Se questi son solo gli inizi, beh, ci sarà da divertirsi.

Elenco e tracce

01   Petit Déjeuner En Enfer (00:00)

02   Ok...Anywhere, But Not In 秋葉原 (00:00)

03   Kairos (00:00)

04   Redshift (00:00)

05   Days Of Væstena (00:00)

06   Shit, I Need More Ram! (00:00)

07   Weekend At Lake Vostok (00:00)

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