Se gli album dei Fugazi sostituiscono la bibbia sul vostro comodino e recitate le liriche dei Mclusky prima di ogni cena, allora questo gruppo potrebbe essere di vostro gradimento: dal trio gallese infatti prende forma, grazie al bassista Jon Chapple ora cantante e chitarrista, il progetto Shooting At Unarmed Men; questo è il loro primo lavoro in cui cercano di non distaccarsi troppo dal filone punk-rock che ha caratterizzato i Mclusky, con testi ironici, acuti e il rigurgito di inni generazionali che vogliono contaminare le nostre menti; il risultato finale offre qualche pezzo degno di nota, come la ballabile "Taking Care Of Businness" dove la batteria dirige il sistema nervoso, la gran cassa è morbida e martellante allo stesso tempo, la chitarra zompettante e il ripetersi del ritornello lo imprime a forza nella testa, come in "Impunity Rules" dove tra grida incitanti, la frase "40 percent means you could do a lot better" è un imput a dare di più. Altro brano da rilevare è "This Much Is A Lot", in cui giri di chitarra implodono insieme alle urla di Jon, prima di terminare in un excursus nebuloso, che ricorda le atmosfere dei Thee More Shallows. Forse svariate birre hanno preceduto la registrazione di "There's A Reason It's Called The Easy Way Out", alticcia e ciondolante ballata accompagnata da docili spennate di chitarra e da brusche raffiche strumentali introspettive; "When Potent Means Don't" invece ha il tipico sound degli Evans e rimanendo in tema Fugazi, l'urlo che fa impennare il ritornello in "No-One Can Waltz" rimanda a quello di "Break": questa marcetta wave ricorda le ballate stonate degli inglesi Mower; anche "Four-Eyed McClayvie" ha un taglio punk wave che termina in un finale delirante; il resto dell'album procede sulla falsa riga di quanto descritto: a voi dunque... 

...non saranno sul vostro comodino, non li ricorderete prima di cenare, ma almeno la domenica mattina potrebbero essere una valida alternativa alla solita routine...

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