Nyon, Svizzera, 30esima edizione di questa sei giorni di open air.
Da quattro giorni rimbalzo tra i 5 palcoscenici sui quali si sono esibiti, tra i molti altri nomi, Lenny Kravitz, The Posies (come la dinamite dal vivo!!), Jamiroquai, George Clinton, Hollywood Porn Stars, Franz Ferdinand, Starsailor (con un James Walsh in splendida forma), Rammstein, Blues Explosion e Nosfell. La fatica comincia davvero a farsi sentire, vuoi per le notti insonni (malgrado i vani tentativi di riposare tra i frastuoni notturni degli "amici" picchia bidoni del camping), vuoi per le ondate di birra sulle quali le mie budelle surfano da giorni...
Ma poi arriva sabato e finalmente assisterò al concerto di un gruppo che, malgrado non conosca in profondità, mi ha sempre incuriosito e affascinato parecchio, date le loro velleità sperimentative.

Ore 22.00, sono pochi metri dal palco sotto il bellissimo tendone del Chapiteau, che per l'occasione si rimpie a sufficienza per rendere onore alla band, ma non troppo da soffocare il concerto. Per volere del gruppo il concerto non verrà proiettato sugli schermi giganti, che fungeranno invece da cornice a tutta una serie di immagini quasi oniriche che scorreranno per tutta la durata dell'esibizione. E poi l'inizio... non di un live act come altri, ma di una vera e propria esperienza...
Le luci si abbassano e un suono lugubre comincia a riempire l'aria con le sue vibrazioni. Sul palco, nella penombra, compaiono Jonsi, Kjartan, Orri e Georg, che entrano in scena silenziosamente, come quattro folletti che si nascondono tra le fronde di un albero... Alle loro spalle si sistemano furtivamente, quasi non volessero disturbare, le Amina Strings, giovane quartetto femminile armato di violini e viole. Adesso si parte sul serio, in un viaggio di un'ora e mezza, durante il quale la voce in falsetto di Jonsi si fonde in perfetta armonia con gli altri strumenti, creando un'atmosfera che le semplici parole non possono descrivere. I suoni si susseguono melodiosi ed eterei, quasi paradisiaci, a tratti calmi e cullanti e poi aperti e sinfonici, come nella migliore tradizione orchestrale.
Lunghe introduzioni ambient, con tocchi di raffinata elettronica, si spezzano all'improvviso come le acque di un fiume ai margini di una cascata, roboando in passaggi decisamente rock, su tumultuosi tappeti ritmici offerti da un Orri in stato di grazia. E mentre Jonsi tortura le corde della sua chitarra con il suo archetto, il pubblico in estasi ondeggia e scuote la testa a ritmo, esplodendo in boati al termine di ogni brano e...

Purtroppo la realtà mi piomba in faccia all'improvviso e mi avverte che il tempo è scaduto, per ironia proprio durante un'esibizione che va oltre il tempo...
Con stile gli otto artefici escono di scena avvolti ancora una volta dalla penombra, mentre il tendone vibra dell'energia provocata dalla comunione emozionale dei presenti, che manifestano il loro ringraziamento con sentiti applausi e urli, che per parecchi minuti saturano l'atmosfera. La band rientra un paio di volte in scena, raccogliendo la meritata ovazione con inchini che ricordano quelli dei teatranti al termine delle loro rappresentazioni.
Poi silenzio e un velo di nostalgia si mischia all'entusiasmo, nell'attesa di poter rincontrare dal vivo questi quattro folletti islandesi.

Carico i commenti...  con calma