Spesso le grosse svolte stilistiche che coinvolgono i gruppi in generale portano malcontento nei fan che non ritrovano più quelle sonorità precedenti che avevano ricevuto consensi e attenzione. Tuttavia può capitare anche il tutto a parti invertite: ovvero portare avanti il discorso musicale a grandi linee precedenti, con gli stessi ingredienti sonori che avevano reso grande il disco precedente, salvo partorire un opera deludente.
E' il caso che si adatta ad "Arrivals & Departures" putropppo.
Ebbene si, i Silverstein non variano praticamente molto dai primi due dischi, forse leggermente più melodico quest'ultimo, ma il risultato si mostra essere troppo prevedibile già dai primi ascolti.
Le parti urlate che in precedenza veninano adoperate per più parti, vedono una diminuzione, anche se leggera. Ma il vero problema non è questo, bensì la ripetitività dei brani che stuccano presto.
Il singolo "If You Could See Into My Soul" già di per se insipido, (intro di chitarre effettate a parte) è lo specchio del platter.
Meglio i pezzi melodici tuttavia rispetto ai pezzi più tirati. E' il caso della bella "Worlds Apart" che è una delle poche ad avere una struttura canzone più interessante e varia passando da notevoli rallentamenti a urla e parti più dinamiche.
Buona pure la ballata fatta di delicati arpeggi dal sapore indie di chiusura "True Romance" esperimento da apprezzare per il suo mood anche se le migliori melodie si trovano su "Discovering The Waterfront". Apprezzabile infine il college-punk secco di "My Caution" su cui fa capolino un ritornello ritmato.
Da segnalare infine un tentativo di assolo e i cori sulla discreta "My Disaster", mentre l'opener "Sound Of The Sun" che schifo al massimo non fa però dimostra il vero tallone d'Achille di "Arrivals & Departures": refrain a tratti troppo appiccicosi che mi ricordano troppo da vicino quelli di quei buffoni dei The Used. Ritornelli praticamente sempre puliti e che subito rimangono in testa da band pop-punk. Tant'è che il dubbio di trovarsi di fronte a dei colleghi di Green Day vari, con la sola aggiunta di urletti sporadici è forte.
Col senno di poi, se avessero preso i pochi episodi interessanti qui e uniti con la maggiore aggressività dei pezzi del lp successivo, scartando gli altri brani, adessso sarebbe forse un'altra storia.
In pillole: qualche buon anthem, ma che non basta ad arrivare alla sufficienza piena, inoltre era lecito aspettarsi di più dopo l'ottimo riscontro del secondo disco e invece questo segna un mezzo passo falso.
Apatico e prevedibile.
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