Soltanto in Italia le canzoni di artisti di questa caratura possono essere relegate al tema di uno spot televisivo, tuttavia devo proprio a quello spot il merito di avermi fatto approfondire il sublime songwriting di questa aggraziata quanto energica cantautrice hawaiana, tristemente ignorata dal pubblico.

Il lavoro in questione che mi appresto a recensire è a mio modo di vedere il raggiungimento della piena maturita' di un'artista che aveva gia' espresso il suo potenziale con i due album precedenti " I am the man e Yakimo. E' proprio la dicotomia tra la voce sommessa della cantante e l'abrasivita' qua e la presente nei suoi testi ad affascinare, parolei che oscillano dalla denuncia sociale ed ambientale ( il brano The water city end in memoria della tragedia di Fukushiima )  ai ricordi d'infanzia dolcemente adagiati su un tappeto sonoro fitto di atmosfere esotiche, composizioni minimaliste, ma mai tediose, a meno che proprio non detestiate il folk, anche se qui si va ben oltre.Le suggestioni visive, che rimandano a splendidi atolli e a lunghe distese sabbiose sotto il cielo annuvolato delle hawaii, sono presenti in ogni singola track, proprio come nei precedenti lavori, spesso impreziosite da momenti di autentica avanguardia, coraggiosi per una cantante che sembra quasi vergognarsi del suo indiscutibile talento, appoggiando la sua voce in maniera delicata ed intimista, onestamente e senza mai abbandonarsi ad eccessi virtuosistici.

Sicuramente, chi ha superato la quarantina come il sottoscritto ricordera' una certa Suzanne Vega, riapparsa sulla scena con i suoi hits riarrangiati in chiave acustica, e la cito proprio perche' a mio modo di vedere è proprio l'artista piu' assimilabile a Simone White, ovvero una persona libera di esprimere la propria ispirazione senza farsi fagocitare dallo show biz. Non staro' a recensire ogni singola track, ma vi invito semplicemente ad ascoltare l'album nel suo insieme, anche perche' analizzare ciascun brano è come voler estrapolare i colori da un dipinto e questo vi assicuro è un quadro molto piu' complesso di quanto appaia ad un ascolto disattento, davvero molto evocativo,  in cui ogni singola canzone meriterebbe almeno una pagina di recensione, ogni track è una gemma preziosa, da ascoltare con la debita concentrazione, che di solito si dedica a gente del calibro di David Sylvian, Cocteau Twins, Dead Can Dance, Peter Gabriel, Laurie Anderson e persino Kate Bush. Se li scomodo non è un caso, perche' gli spunti avanguardistici del disco possono in qualche modo rievocare certe rarefatte atmosfere gia' presenti in alcuni loro album,  Concludendo sempre che siate stanchi di chitarre distorte, voci stereotipate, batterie fracassone, dategli una possibilita', e forse quando avrete finito di sorseggiare questo cocktail esotico, ne sono certo, avrete di che ringraziarmi. Se poi cercate qualcosa di meno ardito e sperimentale potete sempre andare alla scoperta dei primi due album, in cui il taglio è decisamente piu' folk, ma sempre di classe, senza cadute di stile o singoli da classifica.

Cio' detto pur non avendo inventato nulla di nuovo , è riuscita a miscelare molto bene idee e sonorita' pregresse e a creare qualcosa di unico nel suo genere, di conseguenza non ritengo giusto che finisca nel limbo dei dimenticati, solo perche' nessuno si è preso la briga di recensirla. o ancor peggio, ricordata per lo spot di un'automobile o di un orologio di marca. So che muoverete delle critiche nei miei confronti, tuttavia ho omesso le canzoni di proposito affinche' abbiate una visione d'insieme dell'opera.

Elenco tracce e video

01   Never Be That Tough (03:02)

02   Frogs (01:34)

03   Now the Revolution (02:26)

04   Star (01:48)

05   Big Dreams and the Headlines (04:49)

06   Every Little Now and Then (01:16)

07   Bonnie Brae (02:32)

08   We Didn't Know (01:09)

09   In the Water Where the City Ends (04:27)

10   Silver Silver (07:07)

11   Long Moon (01:57)

12   What the Devil Brings (03:46)

13   Flowers in May (04:40)

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