Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su warnermusic.it

Alzi la mano chi è stufo di discutere su cos'è o non è "punk".

Se state leggendo questo, ci sono buone probabilità che avete già preso la vostra posizione sui Simple Plan. Ma forse è tempo di dimenticare quello che già sapete, perché ai Simple Plan non potrebbe fregare di meno dell'opinione che la gente ha di loro. I Simple Plan hanno trascorso lo scorso anno ad indirizzare la loro energia, positività e sì, a volte le loro frustrazioni, nella loro musica.

Ed indipendentemente da come vorrete etichettarla, le 11 canzoni contenute nell'attesissimo secondo album della band dimostrano che i Simple Plan non sono un gruppo punk, un gruppo pop, un gruppo rock o come diavolo vorreste definirli, sono semplicemente un grande gruppo, una band che lotta per scrivere belle canzoni e mettere su un fantastico show! A dire il vero, tante cose sono successe da quando questo gruppo di Montreal, Canada - il cantante Pierre Bouvier, il batterista Chuck Comeau, il bassista David Desrosiers e i chitarristi Sebastien Lefebvre Jeff Stinco - pubblicò nella primavera del 2002 "No Pads, No Helmets, Just Balls".
A parte aver venduto un paio di milioni di dischi, il gruppo ha diviso il palcoscenico con chiunque, dai Rancid agli Aerosmith; ha partecipato al 'Vans Warped Tour' per tre anni consecutivi (di cui due da headliner), e ha ricevuto quattro nomination agli MTV Video Music Awards: non male per cinque ragazzini che erano soliti partire in tour con le station wagon dei loro genitori.

"Canzoni che parlano di auto e feste non mi dicono niente," spiega Comeau. "Mi piacciono le canzoni che mi danno i brividi". Ed, infatti, magari vi tornerebbe utile indossare un eskimo quando ascolterete "Still Not Getting Any", perché è pieno zeppo di momenti da far accapponare la pelle: "Crazy," racconta delle difficoltà che ognuno di noi affronta tutti i giorni (sì, anche se sei una rock star), mentre "Perfect World, "lotta per dare un senso ad una perdita. Eppure, per un certo periodo, sembrò che queste canzoni non sarebbero mai nate. "Per noi comporre è un'arte su cui dobbiamo lavorare davvero sodo," ammette Comeau.

Dopo che lo scorso Febbraio la band ebbe portato a termine il loro tour americano da headliner con gli MxPx, Comeau e Bouvier trascorsero ogni giorno dei tre mesi successivi rinchiusi a Vancouver a scrivere canzoni per il nuovo album, scartando più idee di quante gliene venivano in mente. "All'inizio non riuscivamo a mettere insieme qualcosa che ci piacesse, così continuammo a scrivere e scrivere senza mollare mai. Dopo mesi trascorsi a spingerci a vicenda, arrivarono anche i pezzi giusti, " spiega Bouvier. 'Perfect World' fu una delle prime canzoni buone che scrivemmo e da quel momento le altre iniziarono a sgorgare come una cascata." Quando giunse il momento di registrarle, la band si assicurò la collaborazione di Bob Rock, il famoso produttore responsabile di alcuni dei dischi più famosi dei Metallica, dei Motley Crue e dei Bon Jovi. L'idea dietro "Still Not Getting Any" era semplice, la band non si sarebbe limitata al punk, che paradossalmente di questi tempi sembra avere più regole di quanto uno riesca a ricordare. "Credo che nel primo disco volevamo semplicemente comporre un puro album pop-punk, mentre per questo non ce ne fregava niente - volevamo semplicemente scrivere belle canzoni, " spiega Comeau. Bouvier ha un'analogia perfetta per l'approccio della band: "Come artista, perché limitarti a fare solo alcune cose?" si chiede ad alta voce. "Se fossi un pittore, vorresti usare solo sette o otto colori o mischiarli insieme per ottenere il più bel dipinto possibile?" E dalla storia personale che si racconta dietro "Welcome To My Life" all'esilarante folle assolo di "Promise", la loro tavolozza illustra al meglio l'attitudine della band nei confronti della composizione.

Neanche a dirsi, "Still Not Getting Any" non finirà certo nella sezione trip-hop di nessun negozio di dischi ma contiene comunque delle sorprese, che siano i delicati ma allo stesso tempo potenti interludi in "Shut Up", il minimalista ma allo stesso tempo intricato drum loop in "Perfect World", la bellissima sezione d'archi e il testo toccante di "Untitled", o l'epico arrangiamento d'archi in "One." "Thank You" ricorda i gruppi di punk melodico dei primi anni '90 che influenzarono i Reset, la vecchia hardcore band di Comeau e Bouvier.
"Il disco è un po' diverso dal primo, ma siamo sempre noi," ci tiene a precisare Lefebvre. Comunque, sebbene i Simple Plan siano aperti a fare esperimenti con la formula che li ha resi famosi, la loro più grande preoccupazione è di non deludere i loro fan, perché questo album è per loro. "Il rapporto con i nostri fan è la cosa più importante che abbiamo," spiega Desrosiers. "Alla fine saranno loro che faranno di quest'album un successo o un fallimento, non qualche critico musicale che ha già deciso chi e cosa siamo, " aggiunge Stinco. "Senza loro, starei probabilmente facendo un lavoro da impiegato che odio."

Alla fine, i concetti della band sono espressi al meglio attraverso i loro testi e in "Shut Up" quando Bouvier canta, "Nulla di quanto dirai oggi potrà fermarmi" non è ribellione calcolata, è la verità. Quindi, voi da che parte state ?

Questi i componenti della band:
Pierre Bouvier (voce);
Chuck Comeau (batteria);
David Desrosiers (basso e backing vocals);
Sebastien Lefebvre (chitarra e backing vocals);
Jeff Stinco (chitarra solista).

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