Su "Am i not your girl?" mi sono fatto uno dei pianti più mitologici di tutta l'adolescenza ever. Nel '92 la cassetta tarocco prima e quella originale dopo di "i do not want..." erano già lacerate dagli ascolti. Quel disco l'avevo sezionato, duplicato, cantato, ne avevo battuto a macchina i testi, avevo creato una fanzine, ritagliato dai giornali qualunque figura calva, comprato due biografie non autorizzate, bigiato il giorno del compleanno della irish princess ritirandomi in soffitta aspettando l'ascesi. E altro ancora che ci si può immaginare.

Pertanto il terzo disco di Sinéad rappresentava per me il senso dei miei sedici anni nonché la più attesa benedizione. Peccato che questo disco fu per l'artista irlandese tutto il contrario di una benedizione: un disco di cover di classici degli anni '50 suonati con orchestra e diretti dal pomposo Phil Ramone. Fu stroncato dalla critica, giudicato incatalogabile (mentre oggi se fai un disco così sei superfigo), senza hit radiofoniche. Insomma un disastro.

E poi ci fu la tragica, benché presaga, serata del Saturday night live show, quella dello strappo della foto del Papa. E poi i fischi al tributo di Dylan. E montagne di cd distrutte dagli schiacciasassi. Nonché schiacciata fu la reputazione e l'autostima di Sinéad che decise di ritirarsi dalle scene, provata da troppe tensioni.

E così si torna al pianto mitologico. Un pomeriggio intero con "Don't cry for me Argentina" in loop e decine di kleenex. No Sinéad! Non ti ritirare! Come farò senza di te! No! No! E tutto questo è molto teen, lo so, ma "am i not your girl?" è il disco di Sinéad a cui sono più legato, sebbene non il suo migliore, che ora ascolto solamente in vinile per sentirlo più lontano e allo stesso tempo più vicino. Quel giusto punto di contatto fra la nostalgia e tenerezza.

Carico i commenti... con calma