Pur non essendo famosa per la sua scena, se non per varie eccezioni, la Danimarca ha donato al mondo, nel 1998, una band di grande spessore artistico: i Sinphonia.
Fautori di un pregevole mix tra gothic metal e techno metal, i nostri danno alle stampe nel 2000 il loro primo lavoro, "When The Tide Breaks" un anno dopo il demo, con la seguente formazione:
Monika Pedersen - voce
Henrik Rangstrup - chitarre
Dennis Buhl - batteria
Thor Jeppesen - basso
Jackob Thingaard - tastiere
Suddiviso in soli 8 episodi, per un totale di 41 minuti, il disco presenta al suo interno, bilanciati con gran classe sia momenti di elegante progressive metal molto tecnico, sia parti più cupe, grigie, che si rifanno chiaramente ad un gothic metal tanto caro a Type O Negative e compagnia bella.
Aperto dall'intro "Medusa", il disco si mostra da subito ricco di sfumature musicali che difficilmente possono essere comprese ad un primo ascolto: troviamo infatti un incipit tastieristico che apre il pezzo, al quale si legano poi tutti gli strumenti, tra i quali a spiccare risultano essere le chitarre intente a costruire riffs che riportano alla mente un certo death metal di scuola svedese, presentandosi estremamente potenti ma al contempo melodiche, ed il basso, il quale non solo costruisce delle basi ritmiche assolutamente quadrate e potenti, ma tesse anche delle basi melodiche di grand'effetto. Ma se già da questo primo passo l'ascoltatore resterà colpito, andando avanti ci si accorge quanto i nostri siano capaci di un songwriting di gran spessore: si susseguono così tracce quali la seconda "Lost", dal vago sapore orientaleggiante o ancora la terza composizione, "Moonstruck", che risulta essere una semi-ballad, nella quale si accostano a parti riflessive, scandite dalla soave voce di Monika, altre decisamente più heavy, specialmente nella parte strumentale, nella quale tutti e quattro i musicisti compiono delle gesta di prim'ordine.
Continuando, si apprezzano ancora soluzioni presenti nelle varie "Blear The Hideous" (track dotata di grande aggressività, con riffs di assoluta estrazione death, ma anche ricca di controtempi, stop-and-go e di una melodia ricercata ma mai stucchevole)o ancora, "Beyond The Clouds", classico, per la band, pezzo di progressive/gothic metal atmosferico e molto tecnico; è il trio di pezzi finale però a lasciare davvero di stucco: si parte infatti con "Path Of Life", canzone estremamente atmosferica, dall'incedere lento e cadenzato, nella quale la vera protagonista risulta essere la camaleontica voce dei Monika. A seguire troviamo invece "Odessy", nella sono le chitarre a condurre i giochi, in un turbine d'emozioni che travolgerà letteralmente l'ascoltatore. Ottimi i cambi di tempo che si susseguono per tutto questo strumentale di grande effetto. A chiudere troviamo infine una mini-suite di 8 minuti e 9 secondi, nella quale la band riversa tutte le proprie caratteristiche, sfruttando la lunghezza del pezzo, per passare da momenti intimistici, ad altri più spinti, il tutto mantenendo sempre un certa dose d'eleganza che contraddistingue tutti i prodotti della band.
Nonostante però questo lp si dimostri un album di grande qualità, è innegabile che presenti alcuni, piccoli difetti, primo tra i quali, una qualità di registrazione non proprio perfetta, che tende un poco ad impastare i suoni. Altro difetto presente nelle composizioni è una generale somiglianza di buona parte dei pezzi, che potrebbe far perdere qualche punto in gradevolezza d'ascolto.
Apparte dunque qualche difetto, questo risulta comunque essere un cd di qualità sicuramente al di sopra della media generale e per tanto mi sento in dovere di promuoverlo con un buon voto.
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