Siouxsie Soux ha segnato in maniera indelebile la storia della darkwave music, di cui è divenuta una delle maggiori icone.

Ex groupie dei Sex Pistols, l’importanza della madrina del gotico nella nascita e nello sviluppo del genere la si comprende anche da piccoli particolari, come dal fatto che si iniziò espressamente a parlare di gothic rock proprio con riguardo alla musica ed all’aspetto scenografico di Susan Dallion, e dal rapporto odio – amore che caratterizzava la sua unione professionale e non con Robertino Smith, il quale iniziò a muovere i primi passi nel mondo musicale suonando la chitarra proprio nella band della regina del dark – punk.

Il sodalizio tra il frontman dei Cure e la bella Susan, si concretizzò, da un punto di vista discografico, con il live “Nocturne”, registrato nella leggendaria Royal Albert Hall di Londra, e con Hyaena. Pubblicato negli U.S.A. con l’aggiunta della cover dei Beatles “Dear Prudence”, Hyaena è un disco particolare e molto più tetro rispetto ai suoi predecessori, ed, in questo senso, risente molto dell’influenza di Robert, alle prese in questo platter con le parti di chitarra e tastiere, reduce con il suo gruppo madre da quella che sarà definita la trilogia dark dei Cure (Seventeen Seconds, Faith, Pornography).

In effetti si tratta di un disco di non facile assimilazione, ma estremamente affascinante. Il sodalizio tra i nostri è davvero avvincente ed il punto di forza dell’album è, manco a dirlo, la voce di Siouxsie che, rispetto ai lavori precedenti, si fa più modulata ed ammaliatrice e, quindi, meno, per così dire, urlata. L’apertura di Hyaena è affidata alla sinfonica “Dazzle”, pezzo in cui la delicatezza dei vocalizzi di Susan, quasi echeggianti, si contrappone al sound claustrofobico e cupo strumentalmente creato. La successiva “We Hunger”, col suo incedere ossessivo, è soffocante e fà da perfetto contorno alla prestazione canora di Soux, la migliore, a mio parere, dell’album, che diviene poetica e trascinante. Più posata e rilassata “Take me Back”, che potrebbe prestarsi a colonna sonora di una tranquilla ninna nanna (non è garantito, però, che il frutto del sonno siano sogni o incubi).

Si continua con “Belladonna”, dall’atmosfera sognante e dai cori psichedelici. Il top, secondo chi vi scrive, lo si raggiunge con “Swimming Horses”, song caratterizzata dalle dolci note del piano, suonato quasi in western style, che accompagnano la voce, stavolta più corposa, della Dallion. Anche nella seguente “Bring Me The Head of The Preacher Man”, si odono sonorità che rimandano ai duelli rusticani, con tanto di cespugli che rotolano nel deserto e di pistole puntate l’un l’altro.
Più ritmata e veloce è “Running Town”, dove fa bella mostra il sound delle tastiere, tra urla e cori di sottofondo, in una sorta di carillion infernale. Chiudono l’album la tenebrosa “Pointing Bone” e l’arabesca “Blow the House Down”.

In conclusione è da dire che gli amanti del genere non potranno di certo fare a meno di dare un ascolto all’album in questione, soprattutto coloro che adorano la trilogia dark della creatura di Smith, di cui, personalmente, considero questo "Hyaena" una sorta di prosecuzione ideale.

Ah, dimenticavo, … . Dio salvi la Regina!

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