Che Cronos fosse uno scansafatiche lo sanno tutti gli utenti di De Baser (i De Utenti); l’uomo che risponde a questo nickname, infatti, scrive ogni tanto e ci fa piovere dall’alto le sue recensioni sottointendendo “Perle ai porci… ”. Costui, benchè avesse ascoltato “Trample The Weak, Hurdle The Dead” ben prima di me, ha preferito oziare invece che recensirlo tant’è che ora la mansione cade in mano mia; e questo non mi farebbe così arrabbiare se non dovessi dire peste e corna di quello che è stato uno dei miei complessi preferiti, autore certamente di un disco che è direttamente nella mia Top Five (“Foreshadowing Our Demise”).
Così, per colpa di Cronos, mi toccherà ancora una volta dare un voto imparziale ad un gruppo nei confronti del quale sono oramai parzialissimo. Skinless; vale a dire quattro tizi di New York cresciuti a pane e Agnostic Front, divenuti poi discepoli dei concittadini Immolation e Dying Fetus e infine trasformatisi in una delle più promettenti realtà Brutal Death americane. Era il 1998 quando pubblicarono il valido Debut album “Progressions Toward Evil” ed era il 2001 quando io mi inginocchiai di fronte a “Foreshadowing Our Demise” ritenendoli il miglior gruppo Death esistente (ne sapevo ancora troppo poco). Era il 2003 quando il mio sangue iniziò ad inacidirsi per via del loro clamoroso voltafaccia che li portò dall’essere paladini delle emozioni sinistre ad essere un qualsiasi nome macabro nell’elenco di un Mail Order. Con “From Sacrifice To Survival” mi delusero alquanto, ma mi lasciarono la speranza che si trattasse di un periodo di passaggio (ma su questo mi sono già dilungato altrove). Era il 2005 e già l’oscuro presagio (mp®) del nuovo disco iniziava ad agitarmi; ma è quest’anno, a luglio di quest’anno per essere precisi, che l’infausta conferma è arrivata: i vecchi Skinless non ci sono più, ne danno il triste annuncio Tepes e tutti gli aficionados.
“Triste ma vero” (colgo l’occasione per celebrare il ricordo di un’altra grande band defunta), i tempi passati sono andati e le speranze del grande ritorno si vanificano sempre di più. Insomma, gli Skinless li conoscevamo per le loro atmosfere, per la voce di Sherwood Webber, per quel riffing opprimente, per il loro humour nero, per la loro rassegnata depressione. E ora? Ora rimane un gruppo del tutto simile ad “un gatto senza una zampa che tenta di sotterrare una merda in un prato ghiacciato” (per questa c’è in palio un nano da giardino gigante); in “Trample The Weak Hurdle The Dead” gli Skinless tentano minimamente di recuperare qualcosa del loro glorioso passato, qualche riff, qualche Stop and Go, e perfino il loro vecchio batterista (Bob “The Big Gun” Beaulac), ma l’unica cosa che non gli riesce mediocre e sconsolare definitivamente un fan come me. Parlerò chiaro, se il loro tentativo è questo, preferivo allora quando non ci tentavano e potevo credere che in qualsiasi momento avrebbero potuto sputare fuori un disco come i loro primi due.
Questo è il loro epitaffio, non solo, se lo sono perfino autografato! Hanno dimostrato a tutti che, anche volendo, non sono più capaci di riproporre qualcosa di simile ai loro lavori iniziali. Le partiture di chitarra, salvo casi particolari come “Deviation Will Not Be Tolerated”, sono similissime a quelle del precedente lavoro vale a dire completamente prive di mordente e noiosette; le sei corde di Noah Carpenter vibrano ormai senza quel quid di odio che le rendevano uniche (o quasi) in questo genere. Ma il vero segnale d’allarme è che le canzoni non comunicano niente, ti lasciano lì come un muschio a contemplare la trasformazione degli Skinless in alcuni anonimi, buoni Death Metaller. Il batterista, un tempo rinomato per le sue stravaganze non esageratamente tecniche ma molto personali, sembra che non sia nemmeno subentrato al suo perito ma distaccatissimo predecessore; il suo drumming è meticoloso, precisissimo e più tecnico ma questo, al contrario di quanto si possa credere, non fa altro che banalizzare la proposta e renderla uguale a quella di tanti altri. Blast Beat eseguiti ad alte velocità, rullate perfette e qualche suo trademark ripescato per grazia di Dio, rendono la sua prestazione a dire poco sbiadita. Il cantante, per quanto capace, fa rimpiangere il suddetto Webber sfoderando un growling dozzinale e di seconda scelta: il timbro del trapassato (metaforicamente) di cui sopra resta un hapax.
E il bassista? Beh, forse è l’unico che si salva ripetendo gli stacchi che oramai fa da dieci anni a questa parte ma senza fare del male a nessuno. Per non parlare dei testi, generalmente di argomento bellico (rispetto al quale comunque assumono un atteggiamento ambiguo) e inevitabilmente piatti e per nulla evocativi. A questo punto mi chiedo perchè abbiano fatto una pausa di tre anni prima di dare alle stampe un disco che di nuovo non ha niente e che attinge a piene mani da “From Sacrifice To Survival” grattando qualcosina dal loro materiale migliore. Forse per riassestare la Line Up ? O magari per un Tour promozionale di questa roba qui ? Certamente non han speso questo tempo per comporre le canzoni dato che sono sette (no, non otto, “Wicked World” è un’inutile cover dei Black Sabbath) e che non riservano scossoni particolari al tradizionale modo di fare Brutal Death.
E ora torno a prendermela con Cronos ce non ha fatto la recensione di questo maledetto cd perché, nonostante il voto sia oggettivo, la recensione dice tutt’altro e ora avrò creato un enorme casino nella testa di chi legge. La verità è che “Tramale The Weak, Hurdle The Dead” non è un disco solo sufficiente, ma rispetto a quanto vale questa band è infimo: chi non li conoscesse e lo ascoltasse penserebbe che di Death non ne capisca un gran chè, ma io uso un’altra scala graduata. Il voto si riferisce al modulo del disco, la recensione invece è relativa alla loro discografia: quest’album è buono per i neofiti, nettamente insufficiente per chi mai abbia amato i primi Skinless.
E ora, qualsiasi lamentela abbiate da fare, fatela a Cronos (scherzo… più o meno…)
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