Quanto cazzo di rumore fa 'sto ciddì. Se dovessi definire il genere, direi alt-rock / indie noise, il che significa casino. Che può piacere o meno.

The Woods, album in questione, esce nel 2005 e si presenta come il lavoro definitivo delle Sleater-Kinney (sì, sono tre LEI); a distanza di dieci anni, stavolta sembra che la band abbia azzeccato il colpo. Tanto per l’impegno, quanto per l’ influenza di Dave Fridmann, già produttore di Low e Weezer (e chiamali gruppetti), che ha supervisionato il tutto.

Ma dicevamo; dieci track percorse di continuo dalle due chitarre stra-distorte e da una batteria che picchia duro. Eppoi basta. Viene da chiedersi perché mai manchi un basso. Ovviamente perché fa assai alternativo. Per dirla tutta, ‘sta band completamente al femminile opta per un alt-rock minimalista alla Jack White. E in tutto l'album si percepisce un vago sapore di White Stripes, non solamente perché suona simile ma anche perché scarseggia di originalità. Si passa da schitarrate prepotenti (Entertain) a pezzi urlati (The Fox), non mancano lunghissimi deliri noise (Let's call it love), e ci sono pure momenti hendrixiani (What's Mine Is Yours). I riff di chitarra riportano ai Sonic Youth, e a tutto un periodo (quello della new wave) che influenza anche il timbro / lo stile della voce. C'è anche roba meno caotica (Jumpers), e qualche intuizione (Steep Air) che fa sorvolare sui (vari) difetti dell'album. Chiude Night Light, altro motivo vibrante-stonato.

Insomma, se evitiamo di fare i maschilisti, se ci sappiamo accontentare, se ci piace il bordello, The Woods fa per noi. Ma se esigiamo capolavori, grande inventiva, oppure tecnica, meglio ripiegare su qualcos’altro. Uomo avvisato…

Carico i commenti... con calma