Dicevamo, le Smoosh. Insolita realtà: ragazzine, nient'altro. Sbucate anche quest'anno con l'ennesimo colpo di genio: "Withershins", l'album di cui parlai qualche giorno fa su questi lidi; una svolta inaspettatamente raffinata ed elegantissima. Ma chi erano le Smoosh ai loro inizi? Due bambine. Dodici e quattordici anni, californiane, graziose, avvolte in abitini country e con i fiori tra i capelli.
"She Like Electric". Il fulmine a ciel sereno.
Perchè è impossibile parlare delle Smoosh senza far riferimento, disgraziatamente, all'età anagrafica. Nelle Smoosh c'è altro, cose che mancano anche a molti altri artisti over-30, ovvero originalità e talento. Perchè fanno tutto: dalla scrittura dei pezzi, alla composizione, agli artwork, ai video. E non si tratta di pop, o sarebbe troppo facile puntare il dito contro, con un ghigno.
"She Like Electric" è IL fulmine a ciel sereno.
14 pezzi. 31 minuti di musica. Batteria e tastiere. Due ninfette che si dimostrano già grandi.
Lo spettacolo inizia e ne rimaniamo sconvolti. Il sound è ruvido, scarno, ma ha la potenza di una tragedia greca. "Massive Cure" conduce già le danze con la sua scarsa durata, dimostrando classe e cattiveria.
Non è pop, no. Si tratta di fottuto, fottutissimo e malatissimo rock al femminile. Quello già portato da artiste d'alto, altissimo profilo come PJ Harvey, Lydia Lunch, ammorbidito negli intenti, ma comunque di grande intensità. Suonano ingenue, ma hanno la capacità di trivellarti il cervello. Insieme fanno ventisei anni e già musicalmente ti stregano.
Rifiutano la pura immagine, suonano e urlano. Gattine che picchiano ed ammaliano. Ne percepisci l'ingenuità, i difetti sonori, ma non ti importa: sei nell'occhio del ciclone. E anche una bellissima canzone come "Rad", graditissimo mélange tra rap e indie-rock, in mano altrui sarebbe stata un disastro. Hanno classe, non c'è che dire. Classe ribadita anche in due antipodi veri e propri, che sono anche i due apici del disco. Rispettivamente "La Pump" e "It's Not Your Day To Shine".
Il primo è un rock potentissimo, strappabudella, femminista e isterico nella sua orecchiabilità sbilenca, ipnotico nei giri di tastiera, feroce nelle impassibili urla che soffocano l'incipit che sembrava quasi pop d'altri tempi. Il secondo è una ballata minimale che in due minuti si apre a ventaglio, prendendo un'allegra ritmica pop: arriva persino a commuovere nonostante la sua allegria e la sua semplicità.
"She Like Electric": Un fulmine a ciel sereno.
E poi ci sono pezzi insoliti, forse anche irrisolti, come quel giro indie di 1 minuto che prende il titolo di "I've Got My Own Problems To Fix", o ancora la spiazzante "Battlenose", sbraitata su una ritmica quasi elettronica squarcia letteralmente il clima alternativo sì, ma comunque sollevato di ciò precedentemente ascoltato. Il disco scappa, corre in fretta, rapito dai minuti che passano. E neanche te ne accorgi, ma tutto rimane. Dentro.
Ammettiamolo, dunque: "She Like Electric" è un disco con i controcoglioni. Propone cose già viste in precedenza, certo (echi di Cat Power, PJ Harvey & Co. sono ben palpabili), ma le riveste di una veste nuova, più infantile sicuramente, ma anche più naif. E c'era da aspettarselo: forse per fare un disco veramente ingueno e spontaneo servono delle ragazzine, due ragazzine comuni, che non sono nè popstar, nè vamp, nè veline, sono due ragazzine di un paese statunitense come tanti altri. Gridano, squarciano il silenzio e distruggono la mediocrità con un po' di buona, buonissima musica. Danno sfogo alle proprie anime con le loro liriche che mai (o quasi mai) parlano d'amore, e ci piace vederle così: adolescenti comuni, sconosciute, ma sempre cattive.
Carico i commenti... con calma