PICCOLA (ANZI LUNGA) INTRODUZIONE (PIUTTOSTO BANALOTTA MA DOVEROSA)

Spesso mi chiedo quale sia il significato di essere artisti. Quale sia uno dei molti significati di essere artisti, anzi. Se non artisti, almeno musicisti, o bravi artigiani di canzoni. Mi chiedo se un musicista debba sempre cambiare stile, sempre tendere in avanti, spinto da questo vento, da questa tensione del cambiamento, dell'ansia di sperimentare, dell'essere sempre all'avanguardia, sempre oltre gli altri. Oppure è meglio essere coerenti, non tradire le proprie origini, non montarsi la testa? Però esiste anche un modo di cambiare stile e rimanere fedeli a se stessi. Si possono accusare Mark Knopfler, Van De Sfroos, Bob Dylan, e anche questi Sodastream, di non evolversi mai. Eppure mi sta bene così quando il prodotto è, se non eccelso, quantomeno piacevole. Se la stessa critica viene mossa, da noi "alternativi" (che ridere questo termine) a cantanti più mainstream, penso a Ligabue (che mai e poi mai difenderò e salverò dal calderone Mtv/Vodaphone), è sempre un terribile attacco, un fiorire di sfottò, minimo uno scuotimento di testa deluso; chi lo difende è etichettato come caso umano. Giustamente, perchè nel caso di Ligabue, o di Vasco, parliamo più di involuzione, di caricatura del personaggio, nel più tecnico dei casi di cattivo songwriting. Eppure spesso non si salva nemmeno la trasformazione. Immagino che se Van De Sfroos (parlo di lui pechè lo conosco meglio di altri artisti nostrani) confezionasse un prodotto lontano dalle rotte dialettali, folk, blues, country ed etniche, un prodotto magari tendente all'elettronica o al post-rock, molti gli punterebbero addosso il dito dell'incoerenza, del tradimento, dello snobismo per il gusto italiaco o laghee, dell'essersi montato la testa. Incomprensioni dei critici, che i dischi non li fanno ma li ascoltano, le stesse che hanno vessato l'uscita di "Low" di Bowie. Poi c'è sempre e comunque qualcuno che urla al miracolo e invoca l'artista come il nuovo messia. Qualcuno che spesso è lungimirante, altre volte semplicemente cretino.
Alla fine chi si salva? I buoni o i cattivi? O i cretini?

RECENSIONE (FINALMENTE!)
Sodastream - Reservations
ovvero un piacevole quadro quasi naif

Per me si salvano i Sodastream. Non cambiano rotta, non cambiano arrangiamenti, non tolgono e non aggiungono strumenti al loro organico. Se conoscete gli altri loro dischi, soprattutto "Looks Like A Russian", sapete bene cosa aspettarvi. Un pop acustico agrodolce, condito di fioriture di violino e armonica, pennellato di ritornelli tremolanti come la luce della candela, sfiorato da accenni di pianoforte.
Questi due ragazzi malinconici sanno scrivere un ottimo cantautorato di fattura Belle And Sebastian, e anche se non si discostano molto dai loro standard non ne farò un dramma dal momento che il lavoro è ispirato e ben prodotto. I cori soffussi di "Don't Make A Scene" procurano più di un'emozione, capiterà che "Anti" vi faccia canticchiare o solo fischiettare, "Young And Able" regalerà qualche sussulto, "Twin Lakes" è allegra e ben scritta, così come gran parte del disco. Un disco non ai livelli di "The Hill For The Company" e "A Minor Revival" ma che, nella costante del duo australiano, ricorda un quadro di colori a tempera, quasi naif, con tante piccole figure nascoste nella neve.

Un quadro piacevole, niente di più, per fortuna niente di meno, che non si dilunga oltre dieci canzoni essenziali, della durata di un respiro, come questo leggere.

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