Ci sono 5 ragazze bionde, le immaginiamo così perché in realta sono sagome erranti cosparse di ombra. Apparizioni vaganti al limite del crepuscolo, con la consistenza ipnotica della formalina.
Nessuna introspezione psicologica, a fondare le storie al cinema, è il sentimento del Tempo.
Le vergini suicide di Sofia Coppola è uno di quei film che si percepisce più che si guarda. Non è solo una storia di adolescenti e morte, ma un'esperienza sensoriale, un viaggio nella nostalgia e nella tragedia filtrata attraverso una lente eterea e rarefatta. La sua forza non è solo nella regia sognante o nella sceneggiatura che lascia ampi spazi al non detto: è anche nella sua colonna sonora, che si intreccia alla narrazione come fosse un personaggio silenzioso ma onnipresente. La musica degli Air, in particolare il loro album "The Virgin Suicides," è l'anima sonora del film. Le loro melodie elettroniche, sospese tra sogno e incubo, si fanno eco della vita delle sorelle Lisbon e del mistero che le circonda, scandendo il ritmo di una tragedia che si svolge con la leggerezza di una visione lontana.
Il film è ambientato in un sobborgo del Michigan negli anni '70, e tutto ha un sapore di ricordo confuso, quasi un'illusione. La fotografia saturata di luce dorata avvolge il racconto, creando un effetto che sembra un mosaico di momenti che si rincorrono. La colonna sonora di Air, con brani come "Playground Love," accompagna questo gioco di immagini con una melodia liquida, fluida, che scorre tra le scene come il vento tra i capelli delle ragazze. La voce delicata e sensuale che canta una passione inespressa è il riflesso perfetto dei desideri repressi delle sorelle Lisbon e della fascinazione che i ragazzi provano per loro, una attrazione che non riescono a spiegare ma che li ossessiona.
Le Lisbon sono cinque, fatte di luce e ombra, sospese tra il candore infantile e un'autocoscienza tragica.
Il mondo esterno le osserva con uno stupore malinconico, ma nessuno riesce veramente a capire la loro condizione. L'incomprensione, più che genetica, Qui è astrale.
La loro casa è fortezza inespugnabile per chiunque provi ad addentrarsi. I guardiani maestosi e solenni sono i genitori iperprotettivi e incapaci di comprendere la crescente voglia di libertà delle figlie.
La musica è bastarda quanto basta e sinistra taglia l'atmosfera con pezzi che sembrano respirare la stessa aria soffocante dell’interno domestico. "Bathroom Girl," con il suo ritmo ipnotico, evoca i momenti di isolamento e silenzio dentro quelle mura, dove ogni piccola ribellione è osservata con timore e ogni sogno nasce spento.
L’evento catalizzatore è il suicidio di Cecilia, la più giovane. Il suo gesto è un enigma, un messaggio che nessuno sa decifrare. È solo l’inizio di un conto alla rovescia inesorabile, ma al tempo stesso distante. Le immagini del film non si soffermano sulla morte in modo esplicito: è come se avvenisse altrove.
Come se anche questa Morte fosse una conseguenza inevitabile di qualcosa che non comprendiamo pienamente.
Il vero momento di libertà delle Lisbon arriva con l’illusione di una fuga. I ragazzi, i narratori del film, credono di averle salvate, di averle strappate al loro destino. Ma la libertà non esiste davvero, e il sogno di scappare si rivela solo un epilogo già scritto. Quando entrano in casa per portarle via, non trovano altro che morte. La musica diventa eterea, quasi impercettibile. "Suicide Underground," cupa e avvolgente, riempie lo spazio con una pesantezza che sembra galleggiare nella stanza, un’elegia fatta di suoni sintetici e respiri sospesi.
Le Lisbon diventano leggende, fantasmi di un passato che nessuno riesce a spiegare. I ragazzi crescono con il peso del mistero, incapaci di comprendere perché sia successo, incapaci di accettare di non aver mai realmente conosciuto quelle ragazze che amavano da lontano. La musica degli Air, che ha accompagnato ogni attimo con una grazia inquietante, resta nell’aria anche dopo la fine del film, come l’eco di un sogno che non svanisce mai del tutto.
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Altre recensioni
Di fedeee
La vita delle ragazze viene portata avanti in un’atmosfera tra sogno e realtà, ovattata come l’esistenza che conducono.
È proprio la femminilità che a me è parsa più convincentemente espressa dalla regista, ma d’altronde questo è il tema a lei più caro.
Di Mattone
Il film piuttosto banale, scontato, superficiale e che potrebbe anelare al massimo alla trasmissione in prima serata su qualche rete pubblica.
Si vede che la regista non aveva molto da dire, e comunque la trama di base pur essendo trattata con ritmi tutt’altro che lenti non contiene chissà quali risvolti clamorosi.