C'è un elemento che accomuna chi suona Jazz a chi, alle prese con la danza popolare, arriva al momento del Contrè: lo scambio dei ruoli. Nel ballo, dame e cavalieri si scambiano le posizioni. Nel Jazz, ora sei sideman, ora sei leader, ora ancora sideman.

Sonny Clark è stato un favoloso sideman, nonostante la sua carriera, conclusasi prematuramente con la scomparsa del pianista della Pennsylvania nel 1963 a 31 anni, sia durata poco meno di dieci anni. Ottimi album, soprattutto della scuderia Blue Note di Alfred Lion, come "Go!" di Dexter Gordon, "Minor Move" di Tina Brooks, "The Congregation" di Johnny Griffin, hanno avuto il privilegio di avere il pianoforte di questo ottimo pianista che annovero tra i miei preferiti, ma purtroppo rimasto un po' nelle retrovie rispetto ad altri maestri dello strumento.

Il fraseggio di Clark è riconoscibilissimo, e questo è un punto fondamentale per un musicista, di qualsiasi genere, che voglia lasciare un piccolo/grande segno nella storia. Se si ascolta il piano in "Cheesecake" di Gordon, anche se non si è un tecnico ma un semplice appassionato come il sottoscritto, e dopo si ascolta "Airegin", classico di Sonny Rollins nella versione di Grant Green, si riesce a capirlo che trattasi della stessa persona che siede al piano. Come detto, Clark è stato un grande sideman, ma ha avuto anche una buonissima carriera da leader, e il disco in questione, "Cool Struttin'", inciso per la Blue Note nel gennaio 1958, è la prova di tutto ciò. I sideman di Clark in "Cool Struttin'", sono tutti musicisti di prim'ordine che hanno dato un lustro incalcolabile al Jazz del XX secolo: alla tromba Art Farmer, un altro personaggio imprescindibile della tromba Jazz, e che con Clark aveva già avuto modo di suonare fin dagli inizi degli anni '50, quando Sonny sbarcò a Los Angeles. Al sassofono contralto Jackie McLean, il quale, restando ancora nella dimensione di sideman di lusso, da lì a poco avrà modo di avere la sua definitiva esplosione all'alba del decennio successivo. Philly Joe Jones alla batteria e Paul Chambers al contrabbasso, ovvero i ragazzi irresistibili di Miles, chiudono questo dream team.

Il disco oscilla tra Bop/Hard Bop, anche se il discorso viene aperto da un delizioso aperitivo jazzy/bluesy scritto dallo stesso Clark, e che porta il nome proprio del disco stesso, "Cool Struttin'". Ma il punto più alto arriva sicuramente con "Blue Minor", uno dei cavalli di battaglia della carriera di Clark. Il pezzo ha del misterioso, non è esplosivo come ci si aspetterebbe da un pezzo che lancia avvisaglia Hard Bop, e in tal senso, Farmer, con un soffio raffinato, regala una prova più vicina al Cool. Alla fine non si tratta neanche di correnti del Jazz in cui i confini possono essere sottili, ma di uno splendido circolo virtuoso. Un altro momento significativo arriva con le note di "Sippin' at Bells" di Miles Davis, del Miles del periodo Bop. Il pezzo infatti è un pezzo armonicamente Bop, che richiama molto al periodo in questione e alla influenza di Bird, il quale non a caso, all'epoca, era della partita nel pezzo di Miles; e non è un caso che in "Sippin' at Bells" lo stile di McLean (anche lui in passato un ragazzo di Miles) è ancorato a quello di Parker.

In conclusione è un album non certo memorabile, ma da avere assolutamente in una buona discoteca Jazz. Un album che comunque rende giustizia ad un bravo pianista come Sonny Clark, un pianista che merita di essere ricordato grazie a pagine di grande musica che ci ha lasciato.

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