Hanno rubato una gobba alla luna. Sarebbe stato forse più grave il furto di un cratere, quelli li vediamo meglio. Imperfezione più, imperfezione meno non se ne accorge nessuno, il nostro satellite ci piace perché è un eterno adolescente con problemi di acne. Ma chi ha commesso la rapina? È stato un animale incompreso. No, non l’animale che umanizzava la luna e le chiedeva “tu che fai?”, quello la gobba ce l’aveva già.

Il protagonista è un animale buffo, fido amico dell’uomo un po’ abbronzato, che standosene nel deserto la luna la vede meglio di noi. Un giorno va al mercato con il padrone, tale Zarathustra, che lo tratta meglio dei figli, perché ha delle colpe da espiare, dice. Al mercato vede i suoi simili e poi incrocia un suo simile ma diverso. S’innamora, s’avvicina, gli parla, ha una crisi esistenziale. Lui dromedario, scopre che l’essere umano continua a confonderlo con qualcun’altro, al mercato conosce un cammello vero il quale gli spiega che l’uomo ha sempre fatto casino non c’è da stupirsi. Ma il dromedario non si da pace, non possiede più un’indentità e vuole mettere un po’ di coerenza nella sua vita, non gli basta più una gobba. Il padrone, che gioca a fare l’ingenuo ma è saggio, vedendolo sconvolto gli dice di mettersi in viaggio per i monti della pace abitati dagli afarit, lì troverà l’oracolo degli animali e avrà la soluzione che cerca.

Il dromedario con la bella stagione arriva a destinazione e presso l’oracolo viene ricevuto da colui che può esprimere il suo desiderio, il diavolo degli animali, tale Philip Henry Sheridan. Il diavolo si sa, ama stringere patti meschini, e sorridendo sotto i baffi annuncia al ruminante che la gobba desiderata si trova sulla luna e lui può fargli crescere grandi ali che lo porteranno lassù. Aggiunge però che la volontà creatrice di cui l’animale è dotato lo renderà piccolo fra i grandi e perciò grande fra i piccoli, per cui se davvero vorrà una seconda gobba sarà costretto a fare ritorno sulla terra da esiliato e vivere su un’isola remota. L’animale non ci capisce molto, anzi non gli pare vero che alla gobba venga aggiunto un pacchetto ali e poi lui vuole vestire i suoi veri panni, accetta senza pensarci molto. Gli spuntano due belle ali in grado di sostenerlo e in una notte senza stelle parte per la luna, librandosi nell’oscurità.

Dopo aver dribblato vari satelliti artificiali arriva sul nostro di satellite, e qui viene accolto dai seleniti, fatti della polvere di stelle. Questi ascoltano con attenzione le ragioni dell’animale e concordano senza esitazione a trovare una gobba lunare che possa andargli bene. Prima della partenza organizzano un banchetto in onore del neonato cammello, e dopo grandi barzellette sugli esseri umani lo congedano regalandogli due bandiere delle missioni apollo, poiché dicono che di questi segni di civiltà ne hanno fin troppi e non giocano a rubabandiera. Il cammello, finalmente realizzato, fa ritorno sulla terra forzatamente in esilio, su di un’isola misteriosa. Molto presto scopre che essa è abitata da piccoli uomini i quali si danno il nome di lillipuziani.

La profezia si è avverata, conoscendo sé stesso, il cammello appare gigantesco alle genti che assistono con stupore e sospetto al miracolo. Si radunano folle spinte dal timore e dalla curiosità, decideranno di ucciderlo? Inizieranno a venerarlo? Lo lasceranno in pace? Bo il finale resta aperto.

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Io: Dottore questa storiella fantastica mi è venuta spontaneamente in testa ascoltando questo disco e guardando questa copertina, mi dica lei ma le pare normale?

Dr. Aldo Muschio: Signor Fumagalli non si deve preoccupare, lei è stato chiaramente colpito dalla famosa sincope di Stendhal, guardi che succede abbastanza spesso, l’uomo finisce col stupirsi di stupirsi. Le ricordo che lei è recidivo, le era già capitato con un altro animale, ma suvvia con tutte le belle donne che ci sono in giro. Comunque nulla di grave, certo non può mica rimanere così eccitato altrimenti va per strada e finisce che sorride alla gente, dunque le prescrivo una pillola che la stabilizzerà.

Io: Ah grazie dottore effettivamente mi sento troppo allegro, inziavo a pormi dei dubbi. Ma mi dica questa pillola che effetti collaterali ha?

Dr. Aldo Muschio: Non si preoccupi, non legga il bugiardino sennò si sarebbe chiamato sincerino, pensi ai benefici, la scienza è al servizio dell’uomo, le pare che alterare la biochimica cerebrale, i cui processi sono sconosciuti, sia cosa grave? Ma lei la guarda la televisione?

Io: Veramente no, ma scusi che c’entra?

Dr. Aldo Muschio: Male, capirebbe che vi sono cose di cui preoccuparsi veramente al mondo. Mi dia retta minimo quaranta minuti di televisione al giorno rinvigoriscono lo spirito, tra l’altro ho una convenzione con netflix, primi due mesi gratis, ci sono anche documentari musicali, non le pare una buona offerta? Le mostro i dettagli.

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Noi siamo i posteri, signore e signori, cammelle e cammelli. Io sono un (im)postero e quindi dò l’ardua sentenza. Cioè l’aviazione porta fortuna alla musica, pensiamo ai Led Zeppelin, agli U2 o ai grandi Il Volo che hanno conosciuto il successo internazionale. Dico la fortuna premia gli audaci. Audaci erano soprattutto coloro che pilotavano i velivoli agli inizi dell’aviazione, stuzzicadenti, tela, un motore e via si vola. L’uomo finalmente in grado di volare ha subito pensato a spararsi in aria e ci vuole tanto coraggio a salire su un aereo che casca giù da solo senza bisogno di aiuti esterni. Il Sopwith camel era uno di questi fuscelli volanti e a quanto pare silurava dei missilozzi agli Zeppelin. La sentenza ha premiato i Sopwith Camel musicali? No, però questo è un disco audace. Nel 1973 un Sopwith Camel resuscitò in volo e sparò un missile che ancora oggi viaggia e colpisce chi ascolta il disco. In me ha generato la favola scritta sopra, che risale alla preistoria, il 1973 appunto, gli albori della terra.

Dove lo inquadriamo il disco? Nel cosmo secondo me ci sta bene. Sentito l’attacco del primo pezzo “Fazon” - i primi secondi c’è la chitarra col wahwah, un violino starnazza allegro e viene divorato da trombe pigrissime - mi dico spè che mi metto comodo e parte un groove da Gil Scott Heron in forma. I Sopwith Camel si mangiano i Krauti nello spazio freddo, lo spazio è cool. Mi e ci cantano le gesta miracolose del cammello lunare però, hanno bisogno di riscaldare questo messaggio salvifico o catastrofico. Riportano in atmosfera quelle onde sonore e le irradiano con gli elementi della musica che conoscono. Infatti il disco non ha nulla di freddo, è positivo. Forse i Sopwith prima ancora che musicisti erano abili ascoltatori, captando essenze creative gravitanti attorno le loro teste in quegli anni. La seconda traccia è tipo un calypso, tipo perché ha una buffa somiglianza con le jam dei primi Traffic, dove Mason cerca di far innervosire Winwood. Nella terza portano Country Joe nel deserto del Texas, gli danno una chitarra, un’armonica, un sitar, un triangolo e gli dicono: maghetto, vediamo se ti ricordi come si fa. Nella quarta traccia c’è tutta la classe degli Steely Dan, pure denudati del velo borghese. Poi arriva il mio pezzo preferito, dove l’hi-hat che scandisce il tempo fa di me il serpente che striscia ai piedi dei fachiri di Colonia, Czukay e compagni. Poi basta v’avrò anche rotto, il resto ve lo ascoltate e fate i vostri voli con la testa, che serve a quello alla fine.

Io preferivo fumare le camel, sul pacchetto c’era un dromedario, rendiamoci conto.

tldr

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