Progressive. Inteso come ricerca del nuovo, innovazione strutturale, evoluzione sonora, unicità. Tutto il resto, non può essere definito tale, specialmente quelle soluzioni sonore caratterizzate da: cantato pulito, aperture melodiche e ariose, struttura eccessivamente decifrabile, band fotocopia di Dream Theater, o addirittura Symphony x e Elegy. Le definisco "Verità progressive", quelle che si rinnovano in continuazione, non scadendo mai nella ripetizione, ossia, nella banalità. Questo l'assioma determinante per capire ed entrare a pieno nella musica (pensiero), delle realtà progressive spesso tralasciate perchè non comprese, o peggio, bandite come sterile dimostrazione di tecnica. Detto ciò, mi accingo a recensire (far conoscere) gli Spaced Out, combo canadese attivo da quasi dieci anni, e, punta di diamante della Unicorn Digital Records, etichetta anch'essa canadese, attenta a promuovere compagini prog (rock e metal), provenienti quasi esclusivamente dal proprio paese.
Entità dalle indiscutibili capacità tecnico-compositive, tale creatura, pubblicò negli anni 2000 e 2001, due lavori riconoscibili nel prog/jazz-rock perfettamente suonati e arrangiati in chiave moderna (non una riproposizione del prog settantiano), mutano con "Slow Gin", terzo lavoro del 2003, in una realtà intricata, oscura, sinfonica, dai risvolti fusion; dove le tastiere avevano un ruolo preponderante, e la distorsione incominciava a farsi strada, così anticipando, le soluzioni presenti nel quarto lavoro "Unstable Matter", caratterizzato da un suono si cupo, ma più granitico, più metal. Siamo nell'anno 2008, e gli Spaced Out ci regalano il quinto lavoro in studio "Evolution", devoto al precedente, ma orgoglioso di una propria personalità, all'interno della quale si respira di più (a differenza di "Unstable Matter", ossessivo e claustrofobico), grazie a una maggiore ricerca della melodia (da prendere con le pinze questa affermazione).
Il basso, nonchè leader del gruppo, è sempre in evidenza, come a volersi dimostrare tale, indicando la retta via alla chitarra, solista e ritmica, pittrice di scenari spaziali ed imprescindibili, e lanciandosi in duetti pazzeschi con la batteria, a così determinare una delle migliori sezioni ritmiche esistenti. Le tastiere condensano il tutto, composto da poliritmie, tempi sincopati e ritmiche spezzate, in un amalgama tanto fluido quanto spigoloso.
La produzione (perfetta), rende omaggio a tutti gli strumenti. Inutile parlare di capolavoro, in quanto, gli ultimi tre lavori, vi si possono riconoscere. Dimenticavo! la proposta degli interessati, è stata in passato, ed è oggi, totalmente strumentale.
Per adesso, il miglior disco dell'anno. Solo per palati fini ed esigenti, buon ascolto.
Elenco tracce e video
Carico i commenti... con calma