New York non ha bisogno di presentazioni, si sa, è un enorme pentolone brulicante di etnie e varia umanità e pochi come Spike Lee hanno l'acume e l'esperienza nel narrarne le vicende quotidiane, le lotte razziali intestine che da tempo immemorabile segnano la vita di questa immensa e controversa metropoli cosmopolita.

Mai nessuno come lui ha raccontato la società dei neri americani, la loro emarginazione, la loro voglia di riscatto e solo lui poteva farlo con la cattiveria e il ritmo giusto; il primo regista nero ad averne finalmente la possibilità. "Fa la cosa giusta" (1989) è una pellicola spietata dove di torrido non c'è solo la giornata estiva in cui si svolge per intero ma anche i dialoghi e le situazioni che partono in sordina, in una apparente calma piatta e normalità iniziale, facendo trapelare una violenza repressa e, sovente, malamente celata dai protagonisti. Tantissima rabbia, quindi, e voglia di dimostrare le contraddizioni della comunità afro-americana, sempre eternamente persa in una lotta senza fine nel conservare le proprie abitudini e tradizioni culturali e nello stesso tempo di integrarsi a uno stile di vita propriamente "bianco" per poter avere un minimo di considerazione e avere pari opportunità di benessere. Ma Spike Lee non si limita a descrivere solo la parrocchia a cui appartiene, il suo discorso è molto più ampio e completo e in questo film ci mostra un mondo dove l'odio razziale è l'ordine del giorno, analizzandolo da vari punti di vista tra le diverse fazioni etniche e lo fa senza dare spazio a inutili ruffianerie o moralismi a buon mercato, si astiene, fortunatamente, da sentimentalismi inutili e compiacenti.

La pizzeria dell'italoamericano Sal, gestita con i figli Pino e Vito, è il quartier generale dove si svolge l'intera vicenda e si sviluppano i punti cruciali della pellicola. Il pigro Mookie (interpretato dallo stesso Spike Lee) ha il compito di consegnare le pizze e a causa delle sue numerose pause e del suo approfittarsi della benevolenza di Sal, è oggetto di rimproveri e minacce di licenziamento da parte dello spaccone e razzista Pino che non perde mai occasione di sbattergli in faccia la presunta superiorità della razza italiana e bianca. Ogni motivo è valido per discutere e litigare, anche sulle foto appese alle pareti del locale, tutti ovviamente italoamericani illustri come Sinatra o De Niro. Nella Brooklyn dei ghetti neri, nelle sue strade, si intrecciano le esistenze di personaggi curiosi e ben delineati psicologicamente, come il vecchio Zì Peppè detto "il sindaco", un ubriacone che vive di oboli e lavoretti provvisori sempre in cerca di un po' di attenzioni e di affetto o come il Dj di una radio locale, la cui voce determina l'avvicendarsi degli episodi salienti del film. Episodi che preparano lo spettatore ad assistere a un' inevitabile scoppio di rancori repressi, di voglia di riscatto e ribellione a qualsiasi forma di repressione e provocazione. Il volume troppo alto dello stereo di un giovane cliente di colore della pizzeria, non gradito da Sal, sarà la classica goccia che fa traboccare il vaso e che farà sfociare l'intera vicenda nella tragedia. A quel punto succede l'inevitabile, un'esplosione di violenza e di rabbia, dove ognuno, in una sorta di frenesia isterica collettiva, tirerà fuori il peggio di sé e ne conseguirà una rivolta di proporzioni colossali e dalle conseguenze rovinose e drammatiche.

In "Fa la cosa giusta" Spike Lee raggiunge così la sua maturità stilistica, la sua regia è originale, dinamica, realisticamente cruda, senza fronzoli e provocatoria e non a caso verrà accusato ingiustamente dai soliti benpensanti di fomentare ulteriore odio razziale. Il ritmo è martellante, incandescente, la colonna sonora è appropriata e incisiva, composta per altro dal padre di Lee, la sceneggiatura vivace e diretta e gli attori uno spettacolo di bravura , tra i quali Danny Aiello, John Turturro, Samuel L. Jackson e Ossie Davis. Spike Lee aveva già dato comunque prova del suo talento con opere come "Lola Darling", girato in bianco e nero e con un budget ridicolo e questa è stata un ulteriore conferma della sua preparazione e bravura.

Un film da vedere assolutamente e da rivedere di un regista che l'odio, la prevaricazione, la repressione e la strada li ha vissuti sul serio e sulla propria pelle.

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