Quarto lavoro degli Spiritualized di Jason Pierce ex metà degli Spacemen 3 che avevano chiuso la loro parabola con "Recurring" album durante la registrazione del quale Pierce e Peter Kember (aka Sonic Boom) avevano rotto e avevano composto e registrato le canzoni separatamente senza parlarsi. Unica canzone nella quale comparivano entrambi era stata la cover di "When Tomorrow Hits" dei Mudhoney, resa con un dialogo di chitarre acide dove si distinguevano facilmente la telecaster di Pierce e la vox di Kember e dove i due facevano a gara a chi suonava e cantava più "fucked up". Pierce è stato il più prolifico fino ad ora e confrontando i dischi degli Spiritualized e degli Spectrum (ultima incarnazione di Sonic Boom) si riescono a riconoscere le due componenti del suono degli Spacemen 3. Più sixties e sinfonico Pierce; più monotono e minimale, à la Suicide (Martin Rev, Alan Vega) Kember. Gli Spiritualized incidono questa volta con una intera orchestra sinfonica, il suono risulta appesantito lontano dal blues straniato dell’esordio di "Laser Guided Melodies"(con "Run" cover di JJ Cale), o dal rock bluesy distorto di "Pure Phase". La svolta sinfonica si era vista già nel precedente "Ladies and Genlemen We are Floating in Space" dove compariva la splendida "Broken Heart" canzone d’ amore/ preghiera perduta nello spazio. Perché la metafora dello spazio, citata direttamente da Jason Pierce apertamente in titoli di dischi o pseudonimi (come produttore si firma sempre J Spaceman), è quella che spiega meglio la musica degli Spiritualized: musica dilatata leggera, senza tempo, spirituale (sic!). Questo "Let it Come Down" però mi lascia freddo, non è bello come i primi tre album imperdibili e sa di già sentito. Rimangono comunque un gruppo che “talk it like they walk it. Rispetto. Questa volta solo quello.

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