"Io non presumo di dire a una donna
quello che una donna dovrebbe pensare,
ma di dirle come può pensare : pensa in rosa !"
Nel 1957 il regista e coreografo Stanley Donen dopo aver portato sul grande schermo "Singin'in The Rain", dirigendolo insieme a a Gene Kelly, realizza "Funny Face", versione cinematografica del già noto musical impreziosito dalle musiche e le canzoni di Ira e George Gershwin.
Pur non avendo alla base un capolavoro di trama riesce lo stesso a difendersi e a dire la sua nel panorama del genere musicale, grazie soprattutto alle belle musiche e alla splendida fotografia che ne fanno un piccolo film che, a distanza di anni non ha perso lo smalto dei bei tempi in cui fu girato. Dicevo che il punto debole è la trama, infatti la storia è molto semplice e fin troppo zuccherosa. Una rivista di moda guidata da una vulcanica direttrice (Kay Thompson, in realtà una direttrice d'orchestra in questo film prestata alla recitazione) deve assolutamente trovare una nuova moda che faccia tendenza ("Think Pink!") e per farlo ha bisogno anche del volto giusto. Il faccino "stupido" è quello della bibliotecaria Jo Stockton (Audrey Hepburn), seguace della filosofia degli "empateticalisti" (una caricatura degli esistenzialisti), costretta dal fotografo Dick Avery (Fred Astaire) a partecipare al servizio fotografico a Parigi organizzato dalla rivista, in cambio però di una visita alla città patria del maestro della sua dottrina. A Parigi tra una foto e l'altra i due si innamoreranno.
Ottima prova come regista di Donen, il film però si regge tutto sui numeri dell'ancor pimpante Astaire e della Hepburn, che regala al pubblico la famosa scena del "Metabolismo Basale", un numero di danza jazz pazzesco ballato in un bistroat parigino. L'attrice in queste scene, diventate presto di culto, sfoggia la mitica mise degli "empateticalisti", maglione nero a collo alto, pantaloni dello stesso colore e calzini bianchi. Audrey si riprende la sua passione, la danza, e fa esplodere tutta la sua gioia di vivere in queste splendide sequenze, che se non le avete mai viste vi stupiranno subito, tanto da rimanere a bocca aperta come il povero Asteire che assiste al ballo totalmente incantato. Ulteriore punto di forza è la fotografia, veramente bella nelle ambientazioni in esterni ma anche in interni, come nel piccolo laboratorio di sviluppo di Avery, in cui il fotografo scatta il celebre ritratto della "Funny Face", realizzato in realtà da Richard Avedon famoso per i suoi "fermi immagine" a cui la figura interpretata da Astaire è ispirata. Peccato per i dialoghi troppo poco convincenti e alcune situazioni non troppo riuscite, come il finale che non rende giustizia all'intelligenza di Jo, per il resto film piacevole e divertente, in Italia con il titolo "Una Cenerentola A Parigi.
P.S.: La Hepburn girerà ancora due film con Donen, "Charade" e "Two For The Road", due splendide pellicole.
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