Questa mini intervista è nata quasi per scherzo qualche settimana fa, mentre ero intento nello scrivere la recensione di Smat Smat, l'ultimo disco di Stefano Bollani. Essendo impegnato in numerosi concerti, non pensavo, infatti, che Bollani mi avrebbe risposto. Qualche volta fa piacere avere torto, anche se mi son reso conto che fare un intervista senza feedback (perdonate il termine orribile) non è per niente facile.

Ciao Stefano, prima di tutto dove sei adesso e cosa stai facendo?
Sono finalmente a casa per qualche giorno, ma sono in partenza per New York dove suonerò per sei giorni al Blue note, la prima parte della serata da solo, la seconda all'interno del quintetto di Enrico Rava.

Puoi raccontarci brevemente come è nata l'idea di realizzare un disco come Småt Småt?
Ultimamente ho fatto spesso concerti da solo. In più, registrando le musiche per uno spettacolo teatrale (il Presepe vivente cantante di David Riondino), mi sono divertito a sovraincidere più pianoforti e ho deciso di provare a "giocare" con me stesso anche in questo Smat smat. Solo alla fine della registrazione poi mi sono accorto che i brani erano tutti piuttosto brevi, forma-canzone. Per questo ho voluto chiamarlo "piccolo piccolo" e in danese suonava bene, suonava scherzoso.

Che musica ascolti in questo periodo?
Di tuttunpo', come sempre. Il comune denominatore è la qualità. In particolare ora sono in adorazione di un disco dal vivo del pianista Earl Hines.

Quali sono stati gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?
Sono tanti, non solo pianisti come Bill Evans o Art Tatum...eticamente, credo che l'esempio di Miles Davis, Duke Ellington, Frank Zappa sia tuttora illuminante per me: artisti che hanno sempre cercato nuovi stimoli, senza fossilizzarsi.

Prima o poi riusciremo ad assistere ad un tuo concerto di piano solo?
Decisamente. A Sassari ad esempio dovrei essere il 28 febbraio. Ma sono spesso in giro, i miei periodi di "pausa" sono veramente brevissimi.

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