L'Amico Del Vento è uno di quei dischi con i quali ogni artista si deve confrontare prima o poi... L'amore per la melodia e per i nostri grandi autori del 900 ha lasciato un segno forte nel mio modo di esprimermi... Ricordo da piccolo con quanto interesse ascoltavo Mascagni e Puccini. E' come se questo disco avesse finalmente buttato giù dentro di me tutte le palizzate che gli altri hanno sempre eretto tra il Jazz e la Musica Classica.

Stefano "Cocco" Cantini, tra una seduta al consiglio comunale di Follonica (dove è assessore alla cultura), la direzione di svariati festival jazz in Toscana, la composizione di colonne sonore per il cinema ed il teatro e l'attività didattica, si ricorda (raramente purtroppo) di essere un sassofonista con i fiocchi, raffinato e dotato, specialmente al sax soprano, di una dinamica assai estesa e di un timbro davvero unico.

"L'Amico Del Vento" vede una formazione piuttosto atipica, comprendendo oltre a Cantini, Rita Marcotulli al pianoforte, Lello Pareti al contrabbasso più il supporto dell'Arké String Project, che tanta fama si è guadagnato negli ultimi tempi, grazie a una serie di fortunate collaborazioni con musicisti sia del mondo del jazz (Trilok Gurtu) che della pop music. Qui però, a differenza di tanti album di "jazz with strings", l'uso del quartetto non viene visto come un semplice supporto armonico, bensì di grande partecipazione nelle melodie e nelle ritmiche: la scelta di eliminare la batteria può essere vista proprio nell'ottica di dare più spazio possibile agli archi, che notoriamente soffrono della pressione sonora. Merito anche del conduttore ed arrangiatore Mauro Grossi, che dona al quartetto d'archi la dignità di strumento solista vero e proprio.

Come c'è da aspettarsi in un lavoro di questo genere, vengono prediletti i temi più suadenti e carezzevoli, anche se all'occorrenza gli archi si rivelano capaci di swingare copiosamente e il pianoforte di Rita Marcotulli mettersi in moto come un vero e proprio treno sonoro, come accade nel brano "Come nei Film", ricco peraltro di gustosissime citazioni dalle più belle colonne sonore del cinema italiano. Curioso ma anche molto convincente è il ripescaggio effettuato ne "La Grande Antenna", brano di Grossi ispirato a "Saturno" di Roberto Lupi, che un tempo chiudeva le trasmissioni televisive della Rai, e che si muove tra atmosfere colte ed oniriche.

Ma dove sono la dolcezza e la semplicità a vincere, sia Cantini che la Marcotulli ci regalano assoli di una bellezza ammaliante, pieni di melodie mai scontate, ad esempio nella title-track, e in "Flores", dedicato a Luca Flores, grande amico pianista scomparso, in cui il sassofonista, passato al tenore, paga il suo debito al Coltrane più melodico. Se proprio avete il cuore di pietra, e a questo punto non avete ancora capitolato, niente paura, ci penseranno i deliziosi quattro minuti di "Rabo De Nube". Preparate i fazzolettini di carta...

La sconfitta dei duri. Un disco prezioso, contraddistinto da una elegante, raffinata fruibilità, consigliato a chiunque voglia immergersi in una dimensione acustica eterea e sognante. Qualche jazzofilo di stretta osservanza potrà forse trovarlo un po' "all'acqua di rose", sebbene l'ottimo passo a due Cantini-Marcotulli della finale, "In Your Own Sweet Way" (di Dave Brubeck) la dica lunga sulle doti tecniche dei nostri...

Infine, un disco per capire il percorso intrapreso alcuni musicisti oggi in Italia, che partono da una formazione jazzistica per dare vita ad una musica "totale", tentando di abbracciare quanti più linguaggi possibili, anche a costo di perdere qualche pezzo per strada. Senza rinunciare mai ad una levità ed una cantabilità figlie della tradizione musicale italiana.

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