La leadership del Campionato italiano non è in discussione. L'Inter ha vinto gli ultimi quattro scudetti e si appresta a vincere senza troppe difficoltà il quinto "titulo" consecutivo. Sarebbe un record. Solo la Juventus del cosiddetto "Quinquennio d'oro" (dalla stagione 1930-31 alla stagione 1934-35) e il Grande Torino sono riusciti a compiere una simile impresa. Ma le facili battute sui trascorsi e sul futuro interista in Champions League si sprecano. L'Inter stenta a compiere il definitivo salto di qualità per imporsi sulla ribalta internazionale. Da quando è stata istituita la Champions League, è riuscita a vincere contro squadre considerate "grandi" d'Europa in sole quattro occasioni.
1. Edizione 1998-99. L'Inter di Gigi Simoni vince 3 a 1 contro il Real Madrid grazie a una prestazione straordinaria di Roberto Baggio, che subentra al 23' del secondo tempo a Zamorano e mette a segno una doppietta decisiva.
2. Champions League 2003-04. Guidata in panchina dall' "Hombre vertical" Héctor Cúper, l'Inter vince 3 a 0 in casa dell'Arsenal (reti di Cruz, Van der Meyde e Martins). Il risultato tuttavia sarà vanificato pochi mesi dopo, quando i nerazzurri, sulla cui panchina nel frattempo è subentrato Alberto Zaccheroni, perdono 1-5 in casa proprio contro i londinesi. Una sconfitta che ancora oggi è causa di qualche polemica e che costerà l'eliminazione dalla Coppa già nella fase a gironi.
3, 4. Dobbiamo considerare una "grande" d'Europa anche il Valencia - nel recente passato e sotto la guida proprio di Héctor Cúper, uno degli allenatori più sfigati della storia del calcio, ha giocato due finali - che l'Inter ha battuto due volte. La prima per 1-0 (2002-03). La seconda al Mestalla durante l'edizione 2004-05 con il risutato di 5 a 1. Reti di Stankovic, Vieri, Van der Meyde, Adriano (vero mattatore della partita, forse la sua migliore con la maglia nerazzurra), Cruz.
Sono tre anni che il cammino dei nerazzurri si ferma agli ottavi di finale (Valencia, Liverpool, Manchester United). L'ultima volta che l'Inter ha giocato i quarti di finale è stato nel 2006-07 (Villareal), una semifinale dal 2002-03 (Milan). L'ultima finale risale all'edizione 1971-72 della Coppa dei Campioni.
L'edizione 1971-72 della Coppa dei Campioni è stata quella de "La Coca-Cola di Boninsegna". Le vicende sono bene narrate in questo libro di Stefano Tomasoni edito da Limina e con prefazione di Luigi Maria Prisco, figlio dell'indimenticato Peppino.
Quella stagione il Campionato di Serie A viene vinto dalla Juventus dello zio di Zeman, Cestmír Vycpálek. Boninsegna vince la classifica dei cannonieri. L'Inter chiude il campionato al quinto posto. Sulla panchina siede Mister Giovanni Invernizzi, che nella stagione precedente ha portato la squadra alla vittoria del suo undicesimo scudetto. Il presidente è Ivanoe Fraizzoli e della Grande Inter di Helenio Herrera fanno ancora parte della squadra Burgnich, Facchetti, Bedin, Jair (dopo una parentesi nella Roma giallorossa), Mazzola e Corso. A questi si sono aggiunti il portiere Vieri, lo stopper Giubertoni, il mediano Bertini, la mezzala Frustalupi e Boninsegna. Si affacciano in prima squadra Bellugi, oggi popolare volto televisivo, e Lele Oriali. La Coppa dei Campioni del 1971-72 sarà "l'ultima stagione, il canto del cigno di una squadra formidabile che, nonostante l'addio di Moratti, di Herrera e di alcuni giocatori importanti, non era ancora finita."
Il sorteggio UEFA per gli ottavi di finale mette contro l'Inter e i tedeschi del Borussia Mönchengladbach, il meno blasonato dei "Borussia". L'altro, il Dortmund, è noto ai tifosi italiani per una Champions League vinta negli anni novanta in finale contro la Juventus con una formazione infarcita di giocatori scartati dal nostro campionato (parte di questi tra le altre cose aveva pure vinto il Campionato Europeo per Nazioni in Inghilterra l'anno prima...). Ma l'impronunciabile Borussia Mönchengladbach negli anni settanta era una delle squadre più forti in circolazione, forse l'unica che realisticamente poteva sperare di giocarsela alla pari con i fortissimi olandesi dell'Ajax. La stella era Günter Netzer, centrocampista che sarà poi protagonista assoluto con la maglia della Germania Ovest vincendo Campionato del mondo e Campionato d'Europa e nella Liga spagnola con la maglia del Real Madrid. Ma vale la pena di nominare i difensori Klaus-Dieter Sieloff e Ludwig Müller, il danese Ulrik le Fevre, i campioni del mondo e d'Europa Herbert Wimmer, Rainer Bohnof e Wolfgang Kleff. L'attaccante Joseph "Jupp" Heynckes e il difensore Berti Vogts, due che poi diventeranno dei grandi anche in panchina (Vogts l'Europeo l'ha vinto pure da allenatore nel 1996, ma non divaghiamo...).
Dal 20 ottobre 1971 al primo dicembre 1971 i campioni d'Italia e quelli di Germania si incontreranno tre volte. La gara di andata si gioca al Bökelbergstadion davanti a ventisettemila persone. I tifosi rimasti a casa devono accontentarsi della cronaca alla radio perché la Rai non trova l'accordo per la trasmissione delle partita. Alla mezz'ora di gioco e con il Borussia che conduce la gara per 2-1, l'arbitro assegna una rimessa laterale all'Inter. Boninsegna si accinge a rimettere in gioco il pallone, quando viene colpito in pieno da una lattina di Coca-Cola lanciata dalle tribune. A questo punto succede di tutto. "Bonimba" sviene. Mazzola recupera la lattina e la consegna all'arbitro. Il leggendario Sir Matt Busby, che era il commissario dell'UEFA incaricato di seguire la partita, consiglia di riprendere la partita, giocare e lasciare a dopo eventuali reclami. Invernizzi sostituisce Boninsegna con Gian Piero Ghio. Il Borussia segna altre cinque volte e l'Inter finisce la partita in nove uomini, perché Jair abbandona il campo per infortunio (ma l'Inter aveva già esaurito le sostituzioni) e Corso viene espulso per aver dato un calcione all'arbitro. Alla fine il Borussia Mönchengladbach vince 7 a 1.
Un incidente come quello accaduto a Boninsegna non aveva precedenti nella storia delle competizioni europee. L'Inter presentò ricorso e si scontrò contro il regolamento UEFA in una battaglia che sembrava persa in partenza e che la vide uscire vincitrice solo grazie alla tenacia dell'avvocato Peppino Prisco, storico vicepresidente e maestro del Foro milanese: il 28 ottobre i giudici stabilirono che la partita si sarebbe rigiocata in campo neutro. Il resto è storia scritta sugli almanacchi. L'Inter vince 4 a 2 in casa (il 3 novembre) e pareggia 0 a 0 in Germania sul campo neutro di Berlino. Dopo aver superato Borussia Standard Liegi e Celtic Glasgow, arriva alla finale di Rotterdam, dove perde due a zero contro l'Ajax di Stefan Kovács. Una squadra piena di fuoriclasse, troppo forte e "moderna". Sono gli anni dell'Olanda del "gioco totale", che praticamente è ad oggi l'ultima vera grande rivoluzione calcistica. Entrambi le reti vengono messe a segno da Johann Cruyff.
Curiosamente il futuro prossimo dell'Inter in Europa appare legato proprio alle giocate di uno degli olandesi più talentuosi della sua generazione. Wesley Benjamin Sneijder, nato a Utrecht, come un noto "cigno" che vestiva la maglia dell'altra squadra di Milano e che qualche Coppa dei Campioni l'ha vinta, è chiamato a invertire la rotta e cambiare il destino dei nerazzurri in Europa. Ma è evidente che questa volta servirà più di una lattina per passare il turno. Non guasterebbe a questa squadra un po' del carisma del vecchio Peppino Prisco per diventare finalmente "Internazionale".
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