Anni Venti: Virginia Woolf, vittima dei suoi tormenti e della sua malattia che si manifesta in modo sempre più aggressivo, scrive il romanzo Mrs Dalloway .
Anni Cinquanta: Laura Brown, appassionata lettrice di Mrs Dalloway, vittima della sua tranquilla vita di casalinga perfetta, decide che è ora di prendere una difficile decisione.
Duemilauno: Clarissa Vaughan, affermata editrice, soprannominata dagli amici Mrs Dalloway, organizza una festa per un amico poeta che sta morendo di Aids,in occasione della vincita per quest'ultimo di un prestigioso premio.
Tre donne. Tre epoche. Un solo giorno.
24 ore per fare i conti con la propria esistenza, con i propri sogni, le proprie aspettative ma soprattutto con i propri rimpianti, i propri segreti e le proprie scelte, frutto di una incapacità più o meno accentuata di esprimere i propri sentimenti.
Sono proprio le ore quotidiane di esistenze diverse che convergono e si fondono in un'unica storia di rarefatto fascino, le protagoniste vere di questo splendido film datato 2002, basato sull'omonimo romanzo di Michael Cunningham, vincitore del premio Pulitzer.
E' il tempo, o meglio il suo non scorrere, l'attesa che quest'ultimo provoca e l'immobilità del contesto in cui le protagoniste si muovono, i motivi che porteranno le loro esistenze a delle svolte cruciali all'interno di quel lungo sentiero che gli esseri umani chiamano vita. Indipendentemente da chi, quando e dove.
Ed è proprio questo sviluppo su tre piani temporali tanto distanti ad essere il punto di forza di questo prodotto, insieme ad un cast all stars assolutamente eccezionale.
Se esaminiamo infatti il registro narrativo, ci si rende conto che l'esame psicologico alla base è omogeneo e continuo indipendentemente dalla discontinuità temporale di fondo, non slegando temi e concetti ma concatenandoli in maniera naturalissima. Così i tormenti della Woolf, trovano manifestazione più estrema in quelli di Laura o velata voglia di convivere con essi in Clarissa, dando vita a due visioni dello stesso problema, come nella mente umana si manifesta un bivio di fronte ad un quesito. Tutte sono legate dalla ricerca del significato di un'esistenza che sentono a loro negata nella sua pienezza. A questo proprosito, i dialoghi che descrivono i loro stati d'animo sono profondi, brillanti e colmi di una malinconia e di una sofferenza dell'esistere che vive di forme diverse (la differenza di linguaggio propri del contesto storico) ma che portano ad un messaggio comune.
Nessuno in nessun luogo o tempo potrà mai sottrarsi alla responsabilità delle proprie scelte.
Anche la macchina da presa è finemente schiava di tale meccanismo e spesso collega tra loro i gesti delle protagoniste come se tutte partecipassero allo stesso dramma sullo stesso palco. Una compra i fiori, l'altra li sistema immediatamente dopo e così via.... In un tripudio di eleganza.
Anche l'eccezionale bravura del cast, come già accennato in precedenza, è uno dei motivi per vedere quest'opera. Nicole Kidman è struggente nei panni della scrittrice inglese, mortificando la propria splendida immagine con un orribile naso posticcio e facendo parlare i suoi sguardi ambigui ed enigmatici. Julianne Moore svela superbamente il disagio e l’inadeguatezza di una donna insoddisfatta. Meryl Streep, divisa tra l’amore per la compagna con cui vive e per l’uomo del quale si prende cura, dà spessore e intensità ad una donna che crede erroneamente di poter dominare ogni propria emozione a suo piacere. Infine una menzione d'onore va al bravissimo Ed Harris, unico uomo all'interno di questo film tutto al femminile, che incarna una figura triste, e terribilmente malata di solitudine. A cucire il tutto le straordinarie musiche di Philip Glass, capaci di sottolineare le emozioni delle protagoniste, di attraversare le diverse epoche e di legare le emozioni.
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