E' il 1994, ed il RoboCop 3 di Fred Dekker è stato un autentico disastro: costato ben ventidue milioni di dollari, ne ha incassati soltanto dieci milioni e seicentomila.

Ci si domanda, quindi, come proseguire il franchise (considerato, giustamente, sempre molto appetibile) del popolare robo-poliziotto. A questo punto, entra in gioco la canadese Skyvision Entertainment, acquistandone i diritti televisivi per cinquecentomila dollari al fine di produrre una serie tv nuova di zecca.

Iniziano subito le trattative per trovare il protagonista: viene immediatamente contattato il "RoboCop" del film originale Peter Weller, che declina gentilmente l'offerta, non volendo ri-infilarsi nel celebre costume a ben quarantasei anni di età. Stesso dicasi (ma con motivazioni diverse) per Robert John Burke, interprete del ruolo nel succitato Robocop 3. Alla fine, la scelta cade a sorpresa su di un semi-sconosciuto attore canadese, Richard Eden, sino ad allora "famoso" per un suo ruolo nella vecchia telenovela "Santa Barbara".

Inaspettatamente, però, Eden si cala alla grande nella parte, anche grazie ad un attento studio dei movimenti utilizzati dai suoi predecessori, in particolare da Weller; viene così apprezzato molto dai fan, che ne riconoscono la bravura nel replicare i movimenti del cyborg e nel rappresentare bene il lato umano del personaggio, aspetto ovviamente fondamentale.

La serie prende il via con un episodio pilota di circa due ore scritto nientemeno che dai due sceneggiatori del primo, bellissimo film, vale a dire Edward Neumeier e Michael Miner; di base, i personaggi sono più o meno gli stessi della trilogia cinematografica, anche se con nomi modificati per questioni di risparmio sui diritti (Anne Lewis - interpretata dalla bellissima Yvette Nipar - diviene Lisa Madigan, il Sergente Reed - Blu Mankuma, visto recentemente in "2012" - diviene il Sergente Parks e l'ex moglie di Murphy si chiama Nancy e non Ellen, mentre il Vecchio è ora chiamato il Presidente). Se ne aggiungono, però, altri, come l'orfanella Gadget, che alla fine verrà adottata dal burbero ma buono Sergente, e Diana, segretaria barbaramente uccisa da un funzionario della OCP e privata del cervello, che viene utilizzato per costruire "NeuroBrain", un "cervellone" incaricato di controllare ogni singola attività di Delta City, dai semafori agli ospedali.

I ventidue episodi riprendono l'incisiva satira sociale dell'originale di Verhoeven, attraverso i telegiornali Media Break e le pubblicità incredibili ed assurde (qua interpretate da un supereroe animato di nome Comandante Cash, che incoraggia a spendere e "foraggiare" l'economia); c'è anche il singolare talk show "Cosa ti passa per la testa?" dove si discute, per esempio, se è giusto o no che "i militari posino nudi per beneficienza" (?).

Le note dolenti, purtroppo, sono altre: la violenza (mai fine a sé stessa, ma sempre funzionale alla storia) dei primi due film (in particolare dell'originale) è quasi totalmente eliminata per favorire la fruizione del serial ad una fetta di pubblico più ampia (la lezione di Robocop 3, evidentemente, non era servita a un ciufolo). RoboCop, invece di usare in maniera più "incisiva" la sua pistola, è in possesso di marchingegni e trucchetti vari per ridurre al massimo i danni nei confronti dell'avversario di turno. Gli stessi cattivi risultano tratteggiati in maniera eccessivamente macchiettistica, come il villain principale Bubble Morgan, sorta di caricatura venuta male di Freddie Krueger.

Aspetto positivo, invece, sono le eccellenti sceneggiature scritte per lo show, quasi sempre coinvolgenti e scorrevoli; da segnalare in tal senso il secondo episodio "Trappola per RoboCop", praticamente un remake de "Il Fuggitivo", e "La mossa vincente", nel quale RoboCop lavora fianco a fianco col padre, ignaro della vera identità del cyborg.

"RoboCop: The Series" durò solo per una stagione, a causa soprattutto degli altissimi costi di produzione (ogni episodio costava tra uno e due milioni di dollari), ma rimane soprattutto un'occasione in parte sprecata, nonché l'ennesimo smacco ad un franchise che può potenzialmente dare ancora molto.

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