Steve Jolliffe? Chi è? "E' stato membro di una delle primissime formazioni dei Tangerine Dream ed è ritornato a far parte della band per un breve periodo, nel 78', contribuendo alla realizzazione di Cyclone". Ah è vero! E poi? Boh!
Non so perchè ma da qualche tempo ho l'abitudine di andare a sbirciare nella carriera solista di tutti i musicisti che, anche per un breve periodo, hanno fatto parte di una delle band che amo. Così è stato per Mr. Jolliffe. E cosa scopro? Fino ad oggi, giorno in cui scrivo, questo uomo ha realizzato 32 album solisti più un altro numero indefinito di compilation e collaborazioni. E qui sorge il dubbio! Non sarà una specie di imitatore dei Tangerine Dream più moderni, di quelli che sfociano 4 album all'anno di qualità quantomeno discutibile?? Il modo migliore per capirlo è ascoltare le sue opere.
"Journeys out of the body", dell'82, è suo il terzo album ma, in un'ipotetica collezione che preveda di non acquistare tutti i 32 album per motivi economici e razionali, rappresenterebbe il primo, in quanto più significativo della prima parte di carriera. L'impressione che si ha ascoltandolo la prima volta è di smarrimento: ci si aspetta di poter accostare la musica presente con qualcosa di familiare, dei Tangerine o di qualche altro gruppo cosmico tedesco per lo meno, e invece non è così. La componente elettronica qui fa spesso da sottofondo ai diversi strumenti acustici suonati dallo stesso Jolliffe (piano, sassofono e flauto) e alle chitarre di alcuni guests (Rich Brunton, Tony Duhig) componendo uno stile che ora chiameremo new age. Le splendide e dolci melodie acustiche non sono mai accompagnate da progressioni armoniche tradizionali, e questo non permette al disco di raggiungere climax emotivi tipici della canzone rock e pop. Il tono appare quindi dimesso, non esalta ma non va nemmeno a colpire la sfera della dissonanza. Musica che quieta l'animo grazie alla sua gentilezza e lo inquieta allo stesso tempo impedendogli di decollare come vorrebbe. I sintetizzatori riempiono gli spazi in modo più percussivo che melodico, alla Conrad Schnitzler per capirci, e anche quando sono l'unica voce in gioco lo fanno quasi sempre sotto forma di pulsazioni ed effetti sonori più che come tema a se stante. Solo nella bella Dark Lady vengono utilizzati per creare una timbrica particolare (sitar) che, assieme ad una voce soffocata di lingua straniera, contribuisce a creare una tinteggiatura dai sapori orientali.
Probabilmente ci vorrebbero troppi generi per descrivere questa e altre opere dello stesso Jolliffe (new age, elettronica, ambient, sinfonica, minimalismo, esotico ecc ). Quando questo accade appare addirittura superfluo farlo, semplicemente ci troviamo di fronte ad un artista che ha saputo creare uno stile in grado di essere diverso da qualsiasi altro e capace di rinnovare sempre se stesso. La risposta alla domanda di partenza quindi è: no, non è nemmeno lontanamente paragonabile agli attuali Tangerine. Questo è un personaggio che va assolutamente scoperto e che propone opere interessanti e nuove anche ai nostri giorni, senza il bisogno di doversi accaparrare una certa fetta di mercato e quindi svincolato da qualsiasi interesse commerciale. E l'album in questione è il modo migliore per cominciare a conoscerlo. Ora sta a voi!
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