La lunga attesa per l'uscita di questo libro è stata ripagata? La mia risposta è che dipende dalle aspettative del lettore: se vi piacerà lo stile frammentario, ricco di intermezzi culturali che comunque non sanno mai di brodo allungato ma aiutano a farsi una cultura di base sugli elementi che ruotano attorno alla storia narrata dal singer dei Death SS, allora probabilmente il libro vi piacerà abbastanza. Se vi aspettavate però chissà quale straordinaria rivelazione allora va detto che almeno l'80% dei fatti raccontati erano già noti per chiunque abbia letto in passato un discreto numero d'interviste e approfondimenti sull'argomento, però il tutto viene inserito all'interno di un ambientazione d'epoca sufficientemente descritta che si rivela uno degli aspetti più interessanti del libro.
Il volume è stato stampato in maniera pregevole, con pagine ricche di decorazioni, bei sfondi e tante foto della band (suggestive, ma non di rado alquanto sbiadite) alcune delle quali inedite.
Il mondo in cui è stata organizzata la prefazione tuttavia l'ho trovato abbastanza inutile: non ci vedo il senso di scriverne quattro quando ne bastava una sola fatta come si deve. Quella di Marco Manetti poi è ampollosa, ridondante e tanto scemotta quanto superflua. Comunque all'inizio del libro vero e proprio la storia si fa sempre più interessante fino ad entrare nel vivo (o nel morto, fate un po' voi) della nascita del gruppo maledetto per antonomasia. Un racconto avvincente di un epoca ormai lontana e irripetibile.
Lo stile è schietto e molto semplice che assicura una lettura assai scorrevole (si può terminare di leggere tranquillamente in un giorno o due senza fare indigestioni di sorta). Chiaramente si tratta della biografia di Steve Sylvester, un personaggio che, per quanto affascinante, non a tutti può piacere: se il vampiro in questione vi piace, dopo il libro probabilmente lo apprezzerete ancora di più, mentre se vi ha fatto spesso storcere il naso c'è il rischio che dopo la lettura vi risulti assolutamente insopportabile.
Personalmente trovo Steve Sylvester moralmente ambiguo, che ragiona alle volte per luoghi comuni (se non fossimo stati italiani a quest'ora... bla bla bla). Giusto per fare un esempio dice di essere un animalista convinto e poi continua a rappresentare nei suoi shows (cioè, nel prodotto che vende) sacrifici di animali, esprimendo in pratica l'esatto opposto di quello che pretende di professare dopo essersi pentito di tutte le povere bestiole che ha ucciso in gioventù.
Il signor SS inoltre è narcisista fino al midollo già a partire da quell'orrenda copertina da fachiro frocio castrato: si preoccupa tanto di curare e mettere in risalto la propria immagine in una maniera che a tratti trovo fastidiosa, specie quando comincia con certe retoriche vanitose impregnate di una vanagloria biasimevole. Cionondimeno sono presenti anche varie confessioni sincere e ho trovato molto acute e calzanti le sue frecciatine che ogni tanto scaglia contro la società di oggi e di allora. Certo parlando di come il punk è morto con la commercializzazione dei suoi stessi adepti si potrebbe dire che i Death SS da lui rifondati hanno fatto la stessa identica cosa trasformandosi in un fenomeno da baraccone che offre mero intrattenimento e ragiona in un ottica commerciale. Altra nota di disappunto è come l'importanza artistica di Paolo Catena non sia stata evidenziata di una virgola, ma anzi, è stata proprio taciuta. Nemmeno il povero Sanctis Ghoram riceve un trattamento molto rispettoso venendo insultato a più riprese e definito nient'altro che un merdoso usurpatore del sacro trono di Steve Sylvester.
Abbastanza noiose le interviste d'appendice che non aggiungono praticamente nulla di interessante alla vicenda. Le uniche che si salvano sono quelle al buon Andrea Vianelli e al Paolo Catena dei giorni nostri; intervista quest'ultima che, per quanto sia ugualmente tra i pezzi forti del libro, è stata sezionata e riportata solo in parte, introdotta in maniera sarcastica e irrispettosa.
Concludendo la biografia in questione farà sicuramente felici i fan della band e i metallari in generale per quanto l'abbia trovata faziosa e di scarso senso autocritico con qualche (probabile) mezza verità di troppo specialmente per quanto riguarda gli obiettivi personali dell'autore che a dirla tutta trovo abbastanza meschini (un vampiro di nome e di fatto). Critico anche un eccessivo spirito di autocelebrazione che fa trasparire la pochezza della sua filosofia spicciola non esente da contraddizioni.
Un volume ben rilegato ma non così imperdibile come dicono in molti.
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