Nel bel mezzo delle produzioni made in USA, sperse fra distopica fantascienza e comiche demenziali, sussiste ancora la voglia di lanciare blockbusters musicali e/o pseudo - musicali. Un genere che negli ultimissimi anni ha preferito orientarsi verso le ripetute sfide danzerecce delle crew hip hop piuttosto che sulla classica, genuina tradizione dei musicals.

Burlesque si pone a metà strada fra il desiderio nostalgico/malinconico delle major di tornare ai fasti di Moulin Rouge - attingendone copiosa linfa - e la tipica narrazione (divenuta oggigiorno il canovaccio per eccellenza) dello sfortunato ragazzo/a, dell'eroe dickensiano in fuga dalla monotonia e dalla miseria provincial - campagnola, deciso a far fortuna nelle grandi Cities, Eden dell'Arte, della fama e del successo imperituro per chiunque voglia passare dal lugubre backstage alla gloria del palcoscenico. Il lungometraggio che vede il debutto sul grande schermo di Christina Aguilera e la co - partecipazione della veterana Cher, si prefigura come un mix, abbastanza bonario e riduttivo, di una serie di tematiche intenzionalmente avvicinate e accorpate:  la miseria dell'orfano nelle immense praterie del Midwest, l'emigrazione forzata verso realtà più fruttuose e allettanti, le difficoltà economico - finanziarie nella gestione di un locale underground, lo strepitoso talento dell'ultimo arrivato, l'amore che sboccia, matura, esplode e trionfa, la risoluzione finale di tutti i problemi consentita da uno o più deus ex machina viventi o artificiali. Incuriosisce, soprattutto, la dialettica metropoli floride - campagne povere/arretrate, a forgiare una trama quasi anacronistica, decisamente retrò, una sorta di favola romanzata simil - ottocentesca modello "Grandi Speranze" trasposta nella realtà globalizzata del XXI secolo.

Tentando di stringare ai minimi termini lo schema narrativo di Burlesque, vengono illustrate le vicende di Ali (Aguilera), barista orfana dell'Iowa approdata a Los Angeles per costruirsi un'esistenza fuori dalle sevizie e dai soprusi della sua terra natale. Entrata per caso in un locale di burlesque, Ali si innamora immediatamente e perdutamente di questo mondo, fatto di coreografie mozzafiato, costumi spettacolari e tanta, tantissima energia vitale. La ragazza stringe perciò amicizia con il barista Jack, il quale acconsente ad ospitarla presso casa sua per un periodo illimitato, e ottiene, nonostante le incertezze e le rimostranze della schietta padrona Tess (Cher), la mansione di cameriera. Le casse del locale sono purtroppo vuote, il timore dello sfratto è molto vicino e Tess, osteggiando fermamente le offerte plurimilionarie dell'imprenditore Marcus, non ha tempo (e voglia) di accogliere le richieste di Ali riguardo il suo ingresso nel corpo di ballo fino a che la giovane non sfodera in scena il decisivo cavallo di battaglia, l'ugola d'oro. Da quel preciso istante Ali si immedesima nella perfetta burlesque - superstar e nella vamp mordace per antonomasia, smascherando le losche ambizioni di Marcus, coronando il suo sogno d'amore con Jack e contribuendo in prima persona alla rimozione dei debiti e al rilancio in pompa magna della sala - bar di Tess & soci.

La logica di Burlesque risponde alla classica, ingenua, facile filosofia del "talento e della tenace forza di volontà che abbatte ogni incresciosità": due elementi che sono pressoché sufficienti nel valicare i confini di oscurità - fama, desolazione - successo, miseria - ricchezza. Contraltare di una trama abbastanza debole e poco incisiva risulta essere la sezione delle coreografie e delle perfomances vocali, sicuramente il clou dell'intero lungometraggio: l'essenza del Burlesque viene filtrata in un buon numero di pezzi interpretati  in modo egregio da entrambe le protagoniste, perfettamente consapevoli del loro duplice ruolo di cantanti/attrici, doppiezza strategica che armonizzano e sintetizzano con notevole passione e professionalità.

Un'opera semplice, senza troppi fronzoli, un piacevole blockbuster per serate tranquille e pacate in compagnia di spettatori poco affini a robot, catastrofi prossimo - future e demenzialità da stadio.

Carico i commenti... con calma