1972. I giochi olimpici di Monaco terminano in un bagno di sangue. Gli 11 membri della squadra olimpica israeliana presi come ostaggi vengono uccisi dai loro rapitori, uomini dell'organizzazione terrorista palestinese Settembre nero, poco prima che quest'ultimi si facciano sopprimere a loro volta dai militari tedeschi.

Una nazione piange i suoi morti, un'altra gioisce.

Avner, agente del Mossad, viene fatto chiamare dalla signora primo ministro Golda Meir in persona. Gli viene affidato un compito. Vendetta. Israele deve mostrare la sua forza contro i palestinesi. Israele puo' contare solo sulle sue forze. Israele vincerà questa guerra.

Il giovane israeliano parte da Israele, dalla sua casa dove lascia ad aspettarlo una moglie incinta di 7 mesi. Il suo compito è chiaro. Uccidere - insieme ad altri 4 compagni di squadra-  gli 11 membri di Settembre Nero trovantisi in Europa che hanno organizzato il massacro di Munich. Roma, Parigi, Cipro, Valencia, Amsterdam. I terroristi cadono. Degli uomini all'apparenza ordinari, o perfino degli intellettuali, si rivelano secondo le informazioni del Mossad dei pericolosi terroristi.

Ma da parte loro, i palestinesi non restano con le mani in mano. 3 compagni di squadra di Avner vengono uccisi. Altre vendette personali seguono quelle ufficiali richieste dal governo israeliano. Quando mai finirà la vendetta?

Ottima l'idea di spezzettare la storia principale con la cronaca del rapimento, che ci ricorda sempre il perchè -a volte sfuggente- di un simile sfogo sanguinario.
Spielberg ritorna sulla storia degli ebrei dopo "The Shindler's List". Ma questa volta i figli di David non sono più visti come delle pure vittime. Sono al contempo delle vittime e dei carnefici che creano colle proprie mani il male che li farà soffrire. La riflessione che conduce sulla vendetta, sulla rivalsa continua che le due nazioni si scambiano, è estremeamente profonda. Da quello che ci dice l'autore, la vendetta conduce alla follia. Alla perdita del senno. Alla chiusura in sè stessi. Con la vendetta, vengono perse le vie del dialogo. Un chiaro esempio del'idea di Spielberg è il dialogo tra Avner ed un giovane palestinese (che non sapeva di avere davanti à sé un israeliano) membro di Settembre Nero: gli argomenti di Avner sono quelli che hanno usato per millenni gli anti-semitisti, e il palestinese incarna l'ebreo a cui è impediti il ritorno in partia, esattamente come dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte di Tito e la conseguente Diaspora.

Va detto pero' che la parte artistica è un po' carente. La fotografia, sorprendente in due o tre casi, rende il film in generale più pesante. Un approccio più ardito avrebbe prodotto un film più sentito. Gli attori, soprattutto Eric Bana e David Craig, senza dimenticare l'ufficiale del Mossad, sono pienamente entrati nella parte.


Nota personale: uno dei più bei film su Israele degli ultimi anni. Sono film come questo, come Valzer con Bashir, che mi fanno venire voglia di partire, di raggiungere Haifa o Tel Aviv, o Gerusalemme, e di respirare Israele. Respirare le motivazioni di simili massacri; respirare la paura della gente comune. Vedere i ragazzi della mia età partire in servizio militare per 3 anni, marchiandoli di un militarismo che non li lascerà più. Capire gli arabi di Israele, future (e già ora) vittime dell'apartheid.

Vivere.

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Altre recensioni

Di  michelecapita

 "Questo è un film sul padre, sull’esigenza di averne uno, e sul diventarlo."

 "Solo la famiglia conterà d’ora in poi, cioè sarà lui padre, e la sua identità sarà di padre e marito."


Di  Rax

 Probabilmente il più grande film di Steven Spielberg; sicuramente il più coraggioso.

 Voi ebrei tedeschi avete il senso di colpa per Auschwitz, e questo vi impedisce di vedere le atrocità di Israele nei nostri confronti. Ma un giorno questo cambierà.