Ci fu in periodo in cui una bella donna conquistò l'America a passo di danza e successivamente la conquistò in posa regale con un pappagallo in mano. Si parla ovviamente di Stevie Nicks,  voce femminile dei Fleetwood Mac. Abbandonato il gruppo e rifiutata da Tom Petty e gli Heartbreakers alla sua richiesta di far parte della band, la cantante decide di intraprendere la carriera solista, e, aggiungerei, con molto successo: sei sono in tutto le fatiche firmate Nicks, due le nomine ai Grammy e sette i dischi di platino.

"Bella Donna" è il primo storico solista di Stevie Nicks, e molte delle canzoni racchiuse in esso furono già scritte dall'artista ai tempi dei Fleetwood Mac, scartate poi dagli altri membri del gruppo e da Stevie Nicks stessa.

Il disco è prodotto nientemeno che da Tom Petty e dal suo produttore di Damn The Torpedoes (uscito quello stesso anno), Jimmy Lovine, mentre le redini delle registrazioni musicali sono in mano a Benmont Tench, tastierista degli Heartbreakers. La parte tecnica è dunque lasciata a grandi nomi, ma gli ospiti non sono da meno: troviamo il tastierista della E-street band Roy Bittan, la bellissima voce dell'"aquila" Don Henley, giusto per nominarne un paio.

Strano come certe volte i primi dischi solisti vengano totalmente ignorati, mentre altri vengono osannati (giustamente o no che sia). "Bella Donna" fu un vero successone, si piazzò al numero uno in America e ai primi posti in paesi vari d'Europa e ottenne cinque dischi di platino da solo. Nonostante il successo da solista, Stevie Nicks dovette interrompere il tour per riprendere le registrazioni di "Mirage" e continuare con la carriera Fleetwood Mac, dal cui suono essa si allontana tantissimo. Sarà quindi in parte per la libertà di scrivere in modo tutto personale e in parte per l'influenza dei guest-musicians che il suono del disco risulta molto differente rispetto ai classici a cui eravamo abituati. Certo, il suono e il genere non sono nulla di complicato o difficile all'ascolto, ma risultato è molto più influenzato dal country-rock, le cui venature si fanno sentire qua e la in modo abbastanza marcato. In questo stile sono godibili le chitarre della dolcissima "After The Glitter Fades".

Un elogio particolare va fatto ad una dei due successi del disco, "Edge Of Seventeen", dedicata alla morte di John Lennon e dello zio della cantante, ha una semplicità e un ritmo incredibile, il cantato è incredibilmente grintoso, e le coriste Lori Perry e  Sharon Celani fanno un lavoro ottimo, mentre il riff potente suonato da Waddy Wachtel rende il pezzo unico ed indimenticabile. A chi da molta importanza alle parole di un brano, le parole sono molto fini: una colomba dalle ali bianche viene paragonata allo spirito delle persone defunte.

L'altra grandissima hit del disco è un pezzo scritto da Tom Petty. Stevie voleva una sua canzone a tutti i costi, e dopo che Petty se ne riprese sue perchè gli piacevano troppo, finalmente le regalò questa "Stop Draggin' My Heart Around" adattissima alla voce di Nicks, duettata fantasticamente con il proprio compositore. E se parliamo di duetti, "Leather And Lace" è un risultato fantastico, perchè la voce di Stevie Nicks e di Don Henley si accostano perfettamente tra loro, quasi come si intrecciavano con quella di Bukingham. Unica pecca che si potrebbe trovare al disco è il calo verso la fine con gli ultimi due pezzi "Outside In The Rain" e "The Highwayman", sicuramente delle buone canzoni, ma che hanno molto meno da offrire rispetto alle altre. Un finale diverso avrebbe reso il disco un capolavoro. Orecchiabile ma anche grintoso, è così che lo si potrebbe definire. Sicuramente un ottimo disco nel complesso, forse il più bello della sua discografia personale. La Bella Donna americana ha fatto un magnifico lavoro.

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