Avete presente il tipico carrellone presente in tutti i punti vendita di qualsivoglia catena di negozi di dischi con le offerte a 5,90? Quello per intenderci in cui spesso si trova l'episodio meno fortunato della rock band cult anni '70/80 di turno, piuttosto che la raccolta dei "successi"(.....) dei Righeira con affianco "il meglio" di Sandro Giacobbe. Ebbene può capitare talvolta per qualche insano, sadico richiamo della sindrome "del gatto spiaccicato" di soffermarsi dinanzi a qualcuno di codesti cestelli a sbirciare qua e là fra improbabili titoli e copertine recheggianti  fra l'altro l'italico tricolore; ed essere  improvvisamente sorpresi di trovarne nel mezzo una con la foto di Stevie Ray Vaughan. Il primo pensiero che corre alla testa è: "Ottimo, ma sarà la solita raccoltina di bootleg registrati  a cazzo di cane o b-sides riempitivi". Girato il cd in questo caso mi è toccato ricredermi.

"Collections", da titolo non potrebbe essere altrimenti, non è altro che una raccolta di alcuni significativi brani del chitarrista di Dallas registrati nel periodo post festival di Montreux (nel corso del quale fu notato da David Bowie che lo volle per il suo celebre "Let's Dance"dell'83) fino al 1991, anno della sua tragica fine.

La copertina che fa da apripista ad un scarnissimo booklet, non è altro che quella di "Soul to Soul"(ingrandita) dello stesso SRV e vede il bluesman texano imbracciare insolitamente una 335 Gibson(le chitarre che sentirete nel disco sono prevalentemente Fender Strat e Valley Arts).La maggior parte dei brani sono scritti a quattro mani con Doyle Bramhall senior.Non vi è nessuna cover di Jimi Hendrix, per chi non ne fosse a conoscenza SRV è stato uno dei migliori interpreti di Hendrix. Tutti i brani,eccezzion fatta ovviamente per i due strumentali sono cantati da Vaughan.

Si parte con la verve del twelwe bar blues di "Look at Little Sister",da segnalare in questo brano la presenza di un breve solo di sax propio nel momento in cui l'ascoltatore si aspetterebbe la sfuriata solista del chitarrista texano,che comunque non si farà attendere molto. Segue l'incisivo "funkyblues" di "Tightrope", seguita dalla celebre "Texas Flood" uno slow blues "minore"  in pieno stile texano in cui Stevie Ray era maestro indiscusso. La quarta traccia è "Boot Hill" del 1991 altro brano blues-rock dal forte sapore texano. Altro slow blues "minore" è la successiva "Dirty Pool". La numero 6 è la strabordante strumentale "Scuttle Buttin" brano speed in cui il nostro Stevie snocciola una serie allucinati riff con legati southern rock. D'altresì "Scratch and Sniff" si presenta come un brano  tipicamente rock'n'roll style. "Ain't gone'n give up one love"nulla aggiunge al disco perchè molto simile a "Dirty Pool". Breve "Wham"Srv si diverte a citare alcuni frammenti di "Scuttle Buttle". Chiude più che degnamente  la raccolta lo shuffle blues arrabbiato di "Change it".

In definitiva mi sento di dire che se si escludono un paio di brani tipo la famosissima "Pride and Joy" o alcuni classici hendrixiani lasciati fuori, questa raccolta di 10 brani può risultare più che esauriente per chi desidera avvicinarsi ad uno degli artisti rock blues più significativi di tutti i tempi, nonchè ad uno dei chitarristi rock più facilmente riconoscibili del suo tempo.

Saluti a tutti i DeBaseriani, Stay Rock!

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