Dopo aver parlato di Justin Hawkins e dei suoi Hot Leg, mi sembra abbastanza scontato parlare anche degli altri ex-Darkness.
Con l'addio del leader del gruppo, i restanti Daniel Hawkins, Richie Edwards (diventato nuovo cantante) e Ed Graham, insieme al nuovo arrivo Toby MacFarlaine formarono gli Stone Gods. Dopo aver pubblicato un EP ("Burn the witch") nel Febbraio 2008, il 23 Giugno dello stesso anno uscì il loro primo vero album: "Silver spoons & broken bones". Spinto dalla solita curiosità, ascoltai anche questo disco con grande entusiasmo.
Si parte subito bene con "Burn the witch", la traccia migliore dell'album, è un brano duro, con un intro che ti attira immediatamente e una lunga parte musicale finale in stile Metallica (con le giuste proporzioni!). "Don't drink the water" è molto rapida e immediata, è un brano che risalta subito anche al primo ascolto. "Defend or die" ricorda abbastanza gli ultimi Jane's Addiction (con Edwards che sorprendentemente in alcuni tratti assomiglia a Perry Farrell), a cui viene aggiunta un'interessante parte conclusiva. "You brought a knife to a gunfight" è molto semplice, anche questa d'impatto grazie al ritmo deciso e orecchiabile. "Magdalene street" è particolare, richiama a tratti i The Kooks, è simpatica ma non superficiale. Con "Where you coming from" e "Lazy bones" tornano in mente i The Darkness, sono canzoni carine, ma per quanto Edwards abbia fatto dal mio punto di vista un ottimo lavoro, non può non sentirsi la mancanza di Hawkins. "I'm with the band" e "Making it hard" (separate da "Start of something", brano più pop dell'album) sono in stile rock 80's, si mantengono su livelli più che discreti senza riuscire però ad incidere molto. "Wasted time" riprende melodie più commerciali, già sentite in "Start of something". Con "Knight of the living dead" si torna ad uno stile più aggressivo, la canzone è la migliore nella seconda parte del disco, e non a caso è stata anche proposta come singolo. La chiusura è affidata a "Oh whereo my beero", traccia onesta, non è un capolavoro ma è comunque una dignitosissima conclusione di un album nel complesso mica male.
"Silver spoons & broken bones" si distacca notevolmente dal suono dei The Darkness, proponendoci sonorità nel complesso più "hard rock" e sicuramente meno glam. Anche se stiamo parlando di un primo album, l'esperienza dei componenti si sente, sanno come colpire l'ascoltatore e sanno esattamente cosa vogliono da ogni canzone, tuttavia i margini di miglioramento ci sono.
La prima impressione che ho avuto è stata quella di un gruppo senza una vera e propria direzione, si passa da uno stile all'altro con molta disinvoltura, e se questo da un lato rende l'album vario, dall'altro mostra un po' i limiti dei 4 (esempio nei brani più pop, dove manca un po' di originalità), però una recensione non è solo una caccia all'errore, e quindi agli Stone Gods bisogna riconoscere la realizzazione di alcuni ottimi brani e, nel complesso, di un buonissimo album d'esordio.
Il voto più adatto sarebbe 3,5, però voglio mettere un 4 in segno di fiducia... faccio bene? Per dare la risposta bisogna solo attendere l'uscita del secondo album (che non dovrebbe essere tra molto), in cui spero di trovare quel salto di qualità che renderebbe gli Stone Gods qualcosa in più di un semplice gruppo rock di buone speranze, e il talento per farlo credo proprio che ci sia!
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