Dopo il successo del loro primo e omonimo EP, la Strana Officina nel 1986 diede alle stampe questo secondo EP, "Ritual", dove troviamo accentuata la componente Heavy dei pezzi, con maggiori riferimenti agli Iron Maiden nello stile e nel suono. L'uscita segnala anche un cambio di rotta per quanto riguarda i testi, che qui per la prima volta sono in Inglese, allo scopo di risolvere problemi legati alla distribuzione all'estero, per evitare in sostanza precludersi il mercato straniero. Qui la produzione è molto ben curata e il prodotto è di ottima fattura, ma ciò che lo rende un ascolto irrinunciabile per i veri appassionati della Strana e del Metal di casa nostra in generale è la presenza di quattro canzoni che sono diventate quattro vere hit del gruppo livornese.
Si parte con la title track, pezzo di stampo maideniano, introdotto da una intro piena di distorsioni e suoni "spaziali", quasi a richiamare il tema della fantascientifica copertina, spazzati via da un veloce riff che ci fa capire fin da subito la nuova direzione della band, votata all'indurimento del suono (indurimento poi parzialmente negato nel successivo LP "Rock'N'Roll Prisoners", dove trovano posto anche echi nostalgici vagamente blueseggianti); la chitarra di Fabio Cappanera richiama decisamente lo stile degli Iron Maiden e anche la voce di Bud Ancillotti sembra a volte fare il verso a Bruce Dickinson, ma nonostante ciò il pezzo è dannatamente buono e trascinante.
"Gamblin' Man", la seconda traccia, segue invece coordinate più Speed, è un brano velocissimo, che non fa prigionieri, rabbioso ed efficace, interpretato con furia e sentimento da tutti e quattro i musicisti. Segue la semiballad "Unknown Soldier", il cui iniziale arpeggio acustico vorrebbe quasi negare la potenza della song precedente, salvo poi sfociare in riff decisamente rocciosi che siglano un altro pezzo memorabile. Ma la vera ciliegina sulla torta è la conclusiva "Metal Brigade", assolutamente l'highlight di questa release, veloce, potente, con una sezione ritmica devastante (Enzo Mascolo al basso e Roberto Cappanera alla batteria), un brano ai limiti addirittura del Power Metal e che colpirà talmente tanto la fantasia dei fans della band, che i più scatenati organizzarono un fan club di irriducibili cui diedero il nome di questa canzone, la Metal Brigade, appunto, che li seguirà ad ogni appuntamento live sino alla tragica scomparsa dei fratelli Cappanera; i quattro sono scatenati e regalano una prestazione in studio memorabile, esaltata da una produzione che rende giustizia al valore del gruppo.
Il presente EP, oltre ad essere un prezioso item da collezionisti e appassionati, è anche e soprattutto un'altra ottima prova di una band leggendaria che, ci tengo a ricordarlo, era attiva proprio in casa nostra, che metteva davanti a tutto il sentimento, che era in grado di fare ottima musica (anche se, occorre dirlo, senz'altro derivativa) e che va premiata per la passione che ha infuso in qualsiasi brano che ha composto e che trasuda a tonnellate da questo "Ritual", meritevole sicuramente di essere ascoltato ed apprezzato anche per ciò che rappresenta, un altro pezzo della storia del Metal italiano: ...so come on, join the Ritual!!
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