Che cosa rappresenta l'Arte per chi la pratica e per chi la contempla? Un lavoro come tanti e un passatempo fra mille, oppure uno strumento alternativo dell'esistenza umana e una carreggiata emotiva che può condurre alla contemplazione di sé e del mondo? La risposta arriva da "Ritratti d'Artista" di Susan Vreeland, autrice di ottime "fantasticherie" sulle biografie d'artista quali La Vita Moderna (sull'impressionista Auguste Renoir) e la celebre Passione di Artemisia. Adoperando un dittico temporale fra passato e presente, la Vreeland propone una ricca sequela di racconti e vicende che vanno dalle esperienze vitali di personaggi del calibro di Manet, Monet, Van Gogh e Cezanne a storie di individui, soggetti qualsiasi che decidono di abdicare la scialba monotonia delle loro esistenze contemporanee e post contemporanee e abbracciare l'effluvio mistico e ascetico della creatività fatta a mentalità umana.
L'approccio della Vreeland nei confronti dei singoli protagonisti dei racconti riesce, nonostante i divari temporali, storici e culturali, a uniformare i diversi episodi in un grande unicuum di fantasia, romanticismo e alienazione dal vacuo giornaliero. Se l'artista viene investito della capacità di trasformare in arte e magia ogni attimo della propria vita, persino la morte, il dolore, il commiato e lo straniamento, l'uomo del consumismo e della frenesia, magari ignorante e anti-intellettuale, costruisce un universo personale, parallelo, denso di gioiosa ingenuità, piccolo e grande entusiasmo, magnifica semplicità. Non è solo il pittore, lo scultore, l'esteta, il dandy svolazzante, il bohemien con il basco, i baffi alla francese e l'immancabile bicchiere di assenzio in mano sorbito nei cafés di Montmartre a produrre arte, a scoprire l'irreale che si concretizza, a dipingere il medesimo su una tela estranea: Vreeland suggerisce al lettore come chiunque possa fare della propria vita un piccolo patrimonio di estasi creativa, un dirompente vortice di colori, forme, atmosfere, spazi, volumi, linee, prospettive tracciati e sviluppati persino dalla voluttuosità dei corpi e dall'immensità del perenne contrasto razionale/irrazionale.
La ricchezza narrativa di "Ritratti d'Artista" si perde inizialmente nel profondo multicolore dell'Impressionismo; qui la Vreeland traccia piccoli tuttavia intensi quadretti dei "refusés" intenti a fare la spola fra le donne, il sesso e l'arte, a mescolare la biografia del controverso bohemien esteta con la passione e l'effusione romantica e il realismo naturalista dei paesaggi fioriti e dei panorami soffusi. Il lavorio dell'autrice non è comunque il preciso focus sui vari Monet e Van Gogh, ma le persone, gli individui con i quali essi si approcciano, si incontrano, scambiano opinioni e contraccambiano sentimenti: i ritratti d'artista che vengono tracciati inglobano tutto quello che le loro opere riescono a inglobare. Abbiamo così una Suzanne Manet, rancorosa nei confronti delle svariate amanti possedute dal marito appena stroncato dalla sifilide, che decide di battezzare "alternativamente" i capolavori dell'amato, il diario di una donna, moglie di un mercante di quadri impressionisti in rovina, costretta a condividere il dolore della donna di Claude Monet, deceduta dopo atroci sofferenze, oppure il ritratto che il grande paesaggista Renoir esegue per la piccola Mimì. Ecco, allora, che l'arte si trasforma nella linfa vitale dell'uomo vacuo, povero, nullo, distrutto e ignorante deciso a redimere la propria nullità con la visione delle opere e persino con un atteggiamento di "servitù", di abbandono al bello, all'eterno, allo straordinario, al miracoloso, all'irreale: due amici pastori della campagna toscana che barattano il pecorino con l'ammirazione della Cappella Sistina, la coniuge poco amata che si presta a far da modella nuda ad una platea di studenti, la madre separata convinta dal figlio a impersonificare il personaggio femminile del Pomeriggio alla Grand Jatte del puntinista Seurat in un grande spettacolo teatrale. Vicende, quadretti, piccoli racconti intrisi di un possente denominatore comune in grado di far rialzare la testa a colui che sembra essersi piegato e sottomesso per sempre.
Con "Ritratti d'Artista" Susan Vreeland conferma il suo enorme talento nel trasformare l'arte in letteratura, giungendo persino a creare linee temporali apparentemente non incrociabili e invece passibili di una straordinaria mescolanza, quella dei colori, delle forme e delle linee dei grandi personaggi che hanno ispirato intere generazioni di uomini, artisti e uomini-artisti, ovvero noi.
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