Attingo dal "passato" (anno 2000 ma non è indicato se B.C o D.C, e dopo capiremo perchè...) per introdurvi questa autentica chicca del panorama etno-world.
Sussan Deyhim ai più non dirà nulla ma ai pochi che la conoscono, sanno di trovarsi davanti ad un'autentica sacerdotessa del canto più ispirato: ancestrale e vibrante allo stesso tempo. E' praticamente impossibile non restare scossi o perlomeno turbati da queste melodie arcaiche e quasi tribali, uscite fuori da antiche civiltà dimenticate non collocabili in nessuna periodo storico accertato (da qui la boutade dell'inizio). La definirei "musica dell'anima" se non fosse una definizione troppo inflazionata, e allora provo a definirla "musica delle vibrazioni interiori" o "musica arcaica pre homo sapiens" ma capisco di risultare patetico.

Tralasciando la musica passo invece alla voce di Sussan che definirei unica e possente, tra le poche che riescano a toccare le corde più nascoste delle nostre profondità. A questo punto non so se mi trovo davanti ad un album di canzoni o a un disco di "preghiere moderne" nel senso più alto e nobile del termine. Sia ben chiaro che non sto affatto parlando di qualcosa di palloso per pochi incalliti amanti delle litanie religiose ad libitum: qui parliamo di ritmo (e che ritmo), parliamo di soprattutto emozioni a piene mani e di "good vibration" nel senso più pieno e laico del termine.

Adorare o lasciare. Le mezze misure qui non sono ammesse.

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