Qualcuno m'ha chiesto qual è stato il disco che ha rivoluzionato la mia vita. In definitiva sono molti i dischi che hanno avuto un'impatto sulla mia esistenza, o che ne hanno scandito i momenti cruciali, o addirittura ne hanno sottolineato la drammaticità o la felicità...
Allora mi son messa a pensare al primo disco che rivoluzionò il mio quotidiano. Ardua impresa anche questa, difatti crescendo in una famiglia appassionata di rock (sia i genitori, sia una pletora di zii, ossia gli undici fratelli di mia madre), il "rivoluzionario" era di casa. Però, nonostante gli ascolti, i miei erano piuttosto severi, ossia le ragazzine come me e le mie sorelle potevano sì ascoltare il rock, ma dovevamo rigare dritto e fare le "prafe pampine". Un po' contorta come educazione, ma tipicamente svizzera: liberale, ma con disciplina di polso.

C'era ad inizio anni '70 una sola trasmissione televisiva musicale, cioè "Top of the Pops", era la televisione tedesca che passava le registrazioni fatte a Londra. Avevo dieci anni, e il mio personaggio preferito di "Top of the Pops" era in assoluto Suzi Quatro. Era rockissima. Era scatenata. Era forte. Era sempre in mezzo ad uomini poco raccomandabili. E non piaceva per niente a mio padre.
Identificarmi in Suzi Quatro (mi feci tagliare i capelli come lei da una mamma a malavoglia complice) fu il mio primo gesto ribelle nei confronti della patria podestà, e ciò divertì molto mio zio Albert: mi regalò Can the Can, che io potei ascoltare solo di nascosto, e sulla quale copertina fantasticai per mesi. Avere in mano quest'album, cantare a sguarciagola la hit Can The Can, lottare fino alle lacrime con mio padre perché volevo i jeans (i miei primi jeans!) aderentissimi come quelli della Suzie... eppoi ai miei occhi di bambina quei tre - la band della mia eroina - così maschi, pelosi, pieni di ormoni... in particolare il tipo che si scola la birra, con la mano infilata nel jeans, quello lì mi turbava molto, era proprio animale. E penso che fosse proprio quest'atteggiamento di Suzi, e dei suoi scagnozzi, a far storcere il naso al mio vecchio. Troppo poco - ahem - intellettuali.
Suzi Quatro era sfacciata, diretta e simpaticissima. Era una bomba sul palco, anche bravina a suonare il basso, e, ai miei occhi infantili, meravigliosamente rivoluzionaria e femminista, lei regina in un mondo glam fatto di uomini troppo effeminati e troppo truccati.

Ho voluto ricordare questo disco, e i miei pensieri di bambina in vena di piccole ribellioni, anche perchè l'altra sera ho visto una trasmissione tedesca, in cui Suzi Quatro, quella di oggi, ha cantato una sua vecchia hit (Daytona Demon). Cavolo, mi sono detta, quanto è invecchiata male, e che musicaccia 'cheap'... però mi sono pentita subito di questi pensieri razionali da "esperta" di musica. Suzi è stata la prima, prima di Joan Jett e Blondie, prima di tutte le rrriot girl e delle Courtney varie. E se oggi io sono quella che sono, è anche grazie a lei, ed ai suoi jeans aderenti, quelli che finalmente, a 12 anni, mi feci regalare (sempre dallo zio compiacente), e che per metterli dovevo sdraiarmi sul letto. Ragazzi, li ho indossati tutti i giorni, per due mesi di fila, senza lavarli. Quanto ero orgogliosa dei miei primi jeans!

"The guys in my band don't wear glitter, they're real men... Black leathers, sexy, and its got interesting zips..."
(Suzi Quatro)

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