Lasciati da parte i dubbi e le insicurezze della prima recensione (che mi hanno portato anche a fare delle critiche eccessive), avrei voluto continuare a scrivere sul pop-punk, e passare in seguito su altri generi molto caldi di DeBaser come il Nu-Metal, che da molti qui dentro è letteralmente disprezzato. Tuttavia, ho notato che su DeBaser ancora non c' era un recensione sulla band Pop-Rock di San Diego, gli Switchfoot, perciò, per evitare di scrivere la 73esima recensione sui Green Day o sui Sum 41, ho deciso di scrivere sul loro 5° album in studio "Nothing Is Sound".
Purtroppo non sono in grado di fornirvi molte informazioni a proposito degli Switchfoot, quindi mi limito semplicemente alla descrizione dell' album aggiungendo ogni tanto notizie che ho trovato sul web (Wikipedia).
Dopo il doppio disco di platino che è stato "The Beautiful Letdown" uscito nel 2003, gli Switchfoot tornano sulle scene con "Nothing Is Sound" (2005) annunciando che il chitarrista Drew Shirley era entrato ufficialmente nella band dopo averli seguiti durante il tour dell'anno precedente. Grazie a questo nuovo membro, il gruppo cambia il proprio stile adottando un suono più rock e più dark.
L'album si apre con una delle migliori canzoni, ovvero "Lonely Nation" dove il testo è chiaramente una critica verso il proprio paese e un incitamento a reagire e non rimanere in silenzio ( "I Want More Than My Lonely Nation"). Le tracce che seguono, "Stars" e "Happy Is A Yuppy Word", non sono male, la prima molto rapida e rock e la seconda con sfumature più pop. Ecco però che a questo punto arriva il primo "ostacolo", "The Shadows Proves the Sunshine", dove un buon testo si contrappone ad una canzone molto pop che sembra anche molto "tirata", e per questo risulta un pò noiosetta. Fortunatamente dopo questi 5 minuti arriva "Easier Than Love", molto più ritmata, con un ritornello pop-rock facilmente orecchiabile e che tratta a proposito della commercializzazione del sesso. Segue "The Blues" e per lei vale più o meno la stessa cosa di "The Shadows Proves The Sunshine", (anche se la trovo più piacevole), quindi eccesivamente "tirata" e che fa un pò annoiare l'ascoltatore. Comunque anch' essa appare solo come un episodio dopo aver sentito le tre canzoni seguenti "The Setting Sun", "Politicians" e "Golden", dove la seconda, "The Polticians" è a mio parere la più bella e la più "hard rock" dell'album: una critica, come è facile intuire dal titolo, ai politici e al proprio stato. Ecco quindi che arriva "The Fatal Wound", da quanto ho capito il testo dovrebbe essere abbastanza serio, però la canzone nel complesso non mi è sembrata nulla di particolare. La penultima canzone "We Are One Tonight" credo sia la migliore insieme a "Lonely Nation" e "The Politician" anche se questa volta il testo non è molto impegnato. Come chiusura, la semi- ballata acustica "Daisy" che con un crescendo di 4 minuti arriva a "esplodere" negli ultimi secondi con le chitarre distorte e la batteria.
Insomma, un album Pop-Rock da ascoltare senza troppe pretese, dove a dei testi davvero molto seri e impegnati, sono spesso "contrapposte" delle melodie eccesivamente Pop (ad eccezzione di qualcuna). Mi sono fatto comunque un'idea positiva nel complesso e spero di vedere altre recensioni sugli Switchfoot, magari riuscendo a conoscere nuove cose sulla loro storia e sui loro album. Scusate se sono stato troppo lungo o noioso, ma credevo che fosse necessario spendere due paroline per questo quinquetto visto che su DeBaser ancora non c'era neanche una recensione.
P.S. per evitare che alcuni fraintendino le mie parole, quando dico che le canzoni di quest'album che durano 5 minuti sono noiose, non voglio dire che a me piacciono solo le canzoni "Da treminuttiemezzo" con strutture scontate e ripetitive, ma semplicemente che in questo preciso album appaiono stancanti; ad esempio, io preferisco la versione da 10 minuti di "Sultans Of Swing" dei Dire Straits (la Live Alchemy) rispetto a quella dell'album, quindi, è tutto relativo.
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