"La Vielle Dame Et Les Pigeons" è un cortometraggio del 1996, genere animazione, realizzato dal fumettista Sylvain Chomet.
In mezz'ora si compone la sottile accusa del fumettista alla società "gestita" dai potenti. La chiave di lettura avviene attraverso la figura del piccione. Ma andiamo con ordine.

Un vecchio denutrito ex gendarme ridotto in una situazione di estrema indigenza, si vede invidiare le briciole che vengono offerte da una vecchia a grassi piccioni. La vecchietta non risparmia le offerte ai volatili che si ingozzano di dolciumi di prima qualità.
Il gendarme la sera si trascina nella solitudine del suo tugurio e i piccioni sul cornicione lo osservano attentamente. Gli scarafaggi passeggiano sul pavimento ed il vecchietto si nutre con miseri avanzi. La notte sogna di rubare le "briciole" ai piccioni, che indignati e vestiti da nobiluomini lo beccano fino a dilaniarlo. Il risveglio agitato lo spinge ad una soluzione rocambolesca: diventerà piccione per nutrirsi con le offerte dell'amorevole vecchina. Ma le cose non andranno esattamente come da copione.

In sostanza i piccioni sono una figura onnipresente per il gendarme: nel parco gli si infilano tra le gambe o gli scagazzano sul cappello. Lui li osserva abbuffarsi e la notte sono il suo incubo. Loro osservano lui e le loro ombre si proiettano nella notte sulla parete del tugurio. Lui si ingegna per sostituirsi a loro, ma....

Vedo i piccioni come una metafora del potente, che controlla il povero, si abbuffa alle sue spalle, e gli "caga" pure addosso. Piccioni che nel sogno, vestiti elegantemente e con sembianze umane, si indignano appena il gendarme sbocconcella le loro briciole. Piccioni che sono, se vogliamo, esempio da seguire per uscire dallo stato di indigenza, ma dimostrano che un travestimento non basta. Piccioni che in gruppo (gruppo come assembramento, simbolo di forza) hanno senso, ma appena uno viene lasciato solo, esso non riesce a cavarsela e muore.

Corto ben fatto, dai dettagli spassosi (i piccioni sono ridicolissimi), angosciante al punto giusto e assolutamente inadatto (poco comprensibile) per i piccoli. Un uso dei colori felice e azzeccato, per piccoli spaccati di Parigi gradevoli e di valore. Musiche divertenti, squisitamente adatte ai toni del "cartone". Una visione brillante, aguzza, sveglia ed attuale, per un quadro dipinto da un autore che trovo fantastico sia nel tratto come nel contenuto che riesce a far emergere dalle sole immagini. I dialoghi sono infatti pressoché inesistenti. Ma il messaggio, dopo una breve riflessione, arriva. Chomet nella parte iniziale mette in evidenza una Parigi patinata, turistica ed è un perfetto punto di partenza per denunciare quello che un occhio "esterno" non vede.

Sulla parete del suo tugurio campeggia una stampa che ritrae un uomo sorridente e colorato che dice "La gendarmeria scrive il tuo avvenire". E' pura satira, perché lo spettatore assiste alla situazione opposta: un uomo poverissimo e magrissimo. In sostanza dietro questo forte contrasto sono descritte le false promesse di uno stato, un governo (quello francese) certamente non condiviso dal fumettista, che a livello di istituzioni è bugiardo quanto poco credibile.
Chomet deve inoltre odiare gli americani. Li dipinge sempre come idioti obesi: lo fa in questo lavoro, come nel successivo.

Il corto ha vinto numerosi premi e nel 1996 è stato candidato agli oscar.

Il francese Chomet è famoso per essere l'autore del brillantissimo "Appuntamento A Belleville", (recensito qui sul deb) lungometraggio di animazione, realizzato in 5 anni di personalissima rifinitura.

Carico i commenti...  con calma