Additato come “l’uomo che inventò i 70”, come “un Chuck Berry trasfigurato per la generazione post Beatles”, come idolo adolescenziale (vedi la “Bolanmania/Rexmania” o la “T. Rextacy” che lo qualifica come autore di supersingoli), ma anche oscurato dallo strapotere di Ziggy Stardust/Bowie e da un certo ostracismo, Mark Feld o, “C” per “K” e contrazione di “Bo(b Dy)lan”, Marc Bolan appare oggi, un po’ inaspettatamente, una pietra angolare del rock. Vedi hard rock, heavy metal, punk, new wave e anche alternative rock.


Bolan è:

“Danzatore cosmico”. Il suo orizzonte non è mai il mare, ma sempre e solo il cosmo; troppo minuto per non arricciare il naso all’insù, sempre là dove tremano in lontananza le stelle.

“Guerriero elettrico”, quando elettrifica la sua merce folk, tribale, esoterica e anti-progressiva.

“Cursore” eccentrico del teenage rock & roll, dell’hard pop e del proto punk; lui lo chiamava “cosmic rock”, gli altri glam o glitter.

Figlio di una fruttivendola e di un camionista, figlio dei “Figli della rivoluzione”: ex mod, ex hippy, novello dandy, epigono di George Bryan "Beau" Brummell, lo “This Charming Man” che si lustrava le scarpe con lo champagne.


Bolan era:

schivo, ambiguo, fragile.

Talento melodico, creatività ingegnosa con tinte melodrammatiche, tra grandezza e immediatezza. Combinazione naif di dolcezza, arroganza, sessualità spiccia, divismo, introversione e magmatico impaludamento dell’anima.

Voce ipnotica, stilizzata.

Chitarrista non particolarmente dotato (aveva preso lezioni perfino da Clapton!) ma espressionista e istintivo.

Menestrello bohémien e compositore prolifico, esaltava sempre il lato emotivo ed introspettivo delle cose. Il suo linguaggio non è oggettivante; amava l’iconografia silvana e i rituali celtici.

Sposò prima June Childs, poi una delle sue tre coriste, Gloria Jones, l’affascinante cantante afroamericana che aveva portato al successo “Tainted Love” di Ed Cobb; all’epoca –metà ’70- vellicava l’idea di una “interstellar soul music”. Se fu sempre sostenuto da John Peel, fu invece abbandonato dal produttore Tony Visconti che gli preferì definitivamente David Bowie.

Dopo un esilio autoimposto a Montecarlo, in un periodo di vera decadenza fisica e psichica, Bolan riemerse con “Futuristic Dragon” nel 1976. Un passo dopo l’estinzione della moda glam e un passo prima dal dilagare dell’anarchismo punk, i T. Rex cercano di tornare a galla fissando le radici R&B e aprendo vieppiù a un certo sinfonismo pop intermittente ma sfarzoso. Pare che Bolan si fosse messo in testa (confusamente) di trasformarsi in un “Neil Young intergalattico”.
L’LP segna comunque una reviviscenza rispetto ai più immediati predecessori (“Zinc Alloy” e “Zip Gun”). A ben vedere, contiene ancora alcuni dei suoi slanci migliori. Non è difficile, infatti, incapricciarsi di canzoni come:

-“Chrome Sitar” sinuosa, sinistra, astrale, sanguigna come una danza del ventre cosmico (una “Origine del mondo” courbettiana tradotta in note frastornate);

-“All Alone” sfilacciata per gioco ma coerente e schietta (col sax e gli archi che scivolano flessuosamente sulle tastiere e pure un Bolan svagato);

-“New York City”, che evolve da scorie pseudo-psichedeliche con tartassati pianismi honky tonk, indugia cromaticamente sul verso "Did you ever see a woman coming out of New York City with a frog in her hand?";

-“My Little Baby” (melodia bubblegum tra cembalo assiduo e chitarra pungente);

-”Dreamy Lady” (una minatura neo-funk);

-”Dawn Storm”, un irrequieto inno alla notte con le coriste in evidenza, declina lirismo spietato e maestosità sonica in saliscendi ricchi di tensione.


Bolan sarà.

Si ritorna poi, come nella scena di un film, sempre a quella sera. Quando tornava a casa da un club londinese. La notte tra il 16 e il 17 settembre 1977.

Guida tu, cara. Disse sorridendo alla moglie, l’avvenente Gloria Jones.

Lei fa una smorfia. -Ok, nessun problema. Canticchiami quella canzone intanto.

-Mmmm…

-Dai!

-You won’t fool the children of revolution, na-na-naaa…


Poi quello sguardo fisso, di chi ha già visto oltre le cose. E non può più tornare indietro. E ti lascia un sorriso gentile, senza voltarsi, senza più distrazioni. Un Bagliore. Una luce incompiuta.

Marc muore nello schianto della sua auto contro un albero. Rami neri contro il chiarore della luna.

Gloria, la dreamy lady, si salva.

Marc abbraccia un’altra donna.



Star light is shinning
Silver baby hold me tight
Moon beams are twining
In the portals of my sight
You're so right

Na, na na na na na na na

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