Mi ricordo ancora quella scimmietta bastarda. Cavolo se me la ricordo.

Avevo si e no una decina di anni quando nel bar accanto a casa mia, l’onnipresente (nonché onnisupremo “Dragon Ninja”) fu sostituito da Toki.

Eravamo a callo del 1990, credo. Allora le maledette playstation, i giochi strategici tali da sembrare veri e da coinvolgerti e farti imbastardire innanzi ad un PC o una consolle non esistevano. In compenso avevano il pallone, le pietre, il cattivo gusto di rompere le palle a tutte le abitazioni andando a suonare i citofoni e urlarci dentro ogni tipo di parolaccia partorita al momento dalle nostre menti diaboliche. E avevamo i nostri punti di ritrovo.

Bambini, ma anche dinamici. Adesso li vedo e mi fanno una tristezza, incollati alle loro super consolle con i loro super videogames. E ingrassano come buoi.

Un’altra era. L’era di cui vado fiero. I gloriosi anni ottanta e la prima metà degli anni novanta, prima che il mondo andasse a puttane, sia nel campo musicale, sia per ciò che concerne i videogames, sia per ciò che è inerente la politica.

Ma questa è un’altra storia.

Di soli il pomeriggio lo trascorrevo lì, in quel bar. Con una scorta non definita di 200 lire tentavo (invano) di riuscire a superare il primo livello di quel maledetto arcade platform. “Toki”. È stata la mia rovina, la mia droga.

Eppure tutto era basato su una semplicità (a livello di game play) davvero banale: salta e spara. Non potevi fare altro. Evitare i colpi dei nemici altrimenti saresti crepato all’istante. E quanto odiavo ascoltare quell’urlo scimmiesco “Uuuuuuuhhhh!!!!!!” mentre vedevo la scimmia crepata cadere giù (per sparire chissà dove).

Il tutto, poi, per ricominciare NON dal punto in cui avevi tirato le cuoia (troppo comodo) ma da un po’ più indietro, tanto per renderti la vita difficile più di quanto non lo fosse già (“videogiocosamente” parlando).

Toki, la cui storia era basata sul rapimento della fidanzata del forzuto protagonista (un uomo), da parte del malvagio stregone Vookimedlo, il quale decide di assalire il pacifico villaggio in cui abita il nostro muscoloso protagonista che, sprezzante del pericolo, si getta a capofitto per salvare la sua bella. Ma lo stregone (che tutti, me compreso, abbiam creduto per interi anni fosse una strega!) scaglia su di lui una maledizione trasformandolo in una scimmietta, tra le più brutte delle scimmie mai viste nell’intero panorama antropomorfico.

Scimmietta, tuttavia, dotata dello strano potere di sputare “palline” letali (che usa come arma) contro i nemici che saranno lì a smaronarla per tutta la durata del gioco, che si svolgerà lungo la bellezza di 6 livelli INTERMINABILI! Interminabili, perché, Toki, in realtà, come unico punto di forza possiede la facoltà di accumulare monetine (ogni 50 monetine d’oro accumulate ottiene una vita bonus), o la possibilità di incrementare il danno ai nemici variando la sua sputacchia letale, a seconda dell’arma che riuscirà a raccogliere durante il percorso (la più potente è la cometa) o, più semplicemente (e più pericolosamente) saltandoci sulla cocuzza tante volte quanto basta per ucciderli. Inoltre, la nostra simpatica scimmietta, può far uso di comode scarpette da tennis, appositamente cucite da bambini giapponesi schiavizzati dal suddetto stregone, che gli permetteranno di poter compiere balzi molto più alti e/o lunghi, nonché di un bellissimo casco da rugby azzurro della nazionale americana, donato per concessione al nostro Toki, fan sfegatato dalla stessa.

E si inizia. A morire. Si, perché il gioco è talmente (fottutamente) difficile che non puoi non crepare innumerevoli volte, soprattutto perché non hai nessun livello di energia a disposizione. Se ti sfiorano sei morto. Se cadi nella lava sei morto (e qui ci potrebbe stare…); se cadi sulle spine, se vieni colpito da un che cacchio ne so proveniente dai nemici potrai ascoltare quello snervante “Uuuuuuuhhhh!!!!!!!!!” mentre vedrai crepare la tua scimmietta bastarda onde vederla sprofondare negli abissi dello schermo.

Cazzo…. Ci ho messo anni per riuscire a capire come muovermi, come superare i vari boss (il primo è decisamente idiota, facilmente superabile con un trucchetto da 4 soldi). Anni per capire come riuscire ad evitare i piranha che spuntavano a razzo e ti si lanciavano addosso.

Per non parlare del livello finale… una tragedia! Arrivarci era un’impresa assai ardua ma giungere al boss finale (il fottuto stregone) equivaleva ad una Mission: Impossibile!

E lì che volavano bestemmie su bestemmie…. Cavallo goloso, delfino curioso ma, soprattutto, SCIMMIA PUTTANA!

Però….. cazzo, alla fine, dopo 5 o 6 anni di gioco (in sala giochi… Quel bar chiuse, alla fine, e Toki se ne andò via) ero riuscito a diventare talmente bravo che, con un solo gettone (costo: 250 lire, causa aumento inflazione del 25% in 5-6 anni) avevo capito come fregare tutti e tutto.

E, al contempo, oltre ad accumulare vite, accumulavo spettatori che, incuriositi ed affascinati (ma soprattutto curiosi di imparare, anche loro, come riuscire a giungere al sesto livello) mi circondavano tutto.

Bellissimo vedere la scimmietta saltare, e fare quelle mosse comiche come indossare una maschera da sub mentre nuotava o fare skateboard sui carrelli all’interno del palazzo d’oro. Carrelli che correvano a mille e dovevi stare attento, sia agli ostacoli (mortali) che trovavi, sia ai balzi che facevi per riuscire ad atterrare sull’altro carrello, sia, infine, ai balzi finali con i quali atterravi sulla terra ferma dove, ad attenderti, c’erano i guardiani con le armature d’acciaio, pronti per farti il culo.

Tuttavia, alla fine, quello che l’ha spuntata, è stato il sottoscritto. Con un solo gettone ho rotto il fondoschiena allo stregone bastardo (all’ora ancora strega puttana) e inserire il mio record personale, sempre al primo posto.

Ecco…. Non so come si recensisce un videogioco, on so neppure cosa cacchio debba scriversi.

Sta di fatto che Toki ha costituito un intero pezzo della mia infanzia e adolescenza tutta, assieme ai mitici “Final Fight”, il già citato “Dragon Ninja” o, chessò, “Cadillac & Dinosaurs”, “Srteet Fighter II” e via dicendo. Giochi in cui, per sopravvivere, dovevi spendere un patrimonio in gettoni.

Giochi che oggi, grazie agli emulatori, posso ritornare a giocare e a ricordare.

E maledette siano le playstation e, ancor più, i dannati videopoker, vera e autentica piaga sociale del momento.


Ah… volete sapere il finale e, di conseguenza, come sconfiggere il boss finale? Davvero? Ci tenete così tanto?

Ok, ok…. È importante che tutti sappiate che ….. “Uuuuuuuuuuh!!!!!!!!!!!!!!!!”

Muauahauhauhauahauhauhauahuah!!!!!!

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