antefatto

Un pomeriggio di metà dicembre 2020 faccio un giro in centro, primi assembramenti natalizi in tempi di covid, mascherine e folla ovunque. Inizia a piovere copiosamente e non ho l'ombrello. Sono quasi davanti all'OVS e penso di rifugiarmi li per il tempo necessario affinchè passi la scarica d'acqua. Mi dirigo verso il reparto uomini e inizio ad adocchiare qualcosa, magari quando ci sono i saldi ripasso. A un certo punto scorgo due tipi che inscenano un simpatico teatrino: sono piu' o meno miei coetanei, uno bassottino e pelato, l' altro alto, robusto e incanutito. Il pelatino vuol convincere l' amico a prendersi una camicia di flanella e gliene fa indossare una a scacchi rosso-nera. L'amico si specchia, ma non sembra molto convinto. "Oddio, ma sembro babbo natale!", esclama inorridito, al che l' amico ribatte "Ma no, stai benissimo!". "Uff, mi mette in evidenza la pancetta"... A quel punto mi allontano e ridacchiando prendo il mio vecchio ipod, cerco e trovo "8 Way-Santa", mi lascio cullare da un'altra scarica, stavolta di feedback...

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Una delle immagine piu' iconiche della gloriosa stagione Sub Pop ce la ricordiamo bene: Tad Doyle in maglietta bianca bagnata, per sciorinare tutto il lardo e il pelo nel petto, e la scritta LOSER che campeggiava, sintetizzando mirabilmente l' estetica di un decennio di rock indipendente. Poi sappiamo tutti come ando' a finire, i Nirvana trovarono l'onda giusta e la cavalcarono facendola diventare impetuosa e i perdenti di un tempo si ritrovarono con conti in banca di tutto rispetto. Non i Tad, che pur essendo stati tra i primi a suonare quel miscuglio di hard/metal/punk per cui qualcuno trovo' una felice e presto inflazionata etichetta ( "grunge"), si ritrovarono presto nelle retrovie, incapaci di tenere il passo dei pesi massimi che resero Seattle una delle capitali del rock a stelle e strisce. Del resto, come pensare che MTV passasse i video di ciccio Doyle agghindato in camicia di flanella e con sega elettrica, come un boscaiolo assatanato nei dintorni di Twin Peaks? Di questi bifolchi che si permettevano pure di sfottere la Pepsi!

I Tad quindi tirano a campare dopo aver perso il treno giusto nei primi anni 90, e arriviamo al 1995 quando pubblicano "Infrared Riding Hood", ancora per una major, che esaurito il contratto li scaricherà senza troppi complimenti, viste le vendite ben poco esaltanti: del resto ormai il grande pubblico si è fidelizzato con quei 4-5 nomi storici del genere, e incombe la nuova onda alla Bush/Silverchair, con gruppi che ricalcano fedelmente il verbo dei Nirvana, forti di leader bellocci pronti a far palpitare i cuori delle grungettine ( altro che la panza di Tad!).

Per l'occasione, i nostri eroi rispolverano come produttore Jack Endino, dietro il mixer nel loro storico debutto "God's balls". La formula è la solita, anche se un po' ammorbidita rispetto al passato ( sono ormai scomparsi quegli spigoli urticanti alla Big Black): resta un incrocio esasperato tra la monoliticità dei Black Sabbath e le accelerazioni dei Black Flag: il basso di Kurt Danielson che pompa in continuazione sulfuree scansioni, mentre le geometrie squadrate delle chitarre li portano a lambire confini dell'alternative metal dell'epoca alla Helmet. Le varie "Bludge", "Bullhorn" e "Ictus" possono tranquillamente concorrere a un ideale best of della band, che ovviamente non è mai stato mandato in stampa.

Non mancano anche aperture melodiche già intraviste nei loro precedenti lavori, di chiara ispirazione Dinosaur jr. ( si ascoltino a tal fine "Red Eye Angel" e "Dementia"), in brani che con un altra band avrebbero anche potuto sfondare in radio o su MTV. Ormai pero' il loro destino era segnato, il girone dei gruppo di culto li attendeva; e i dischi di questi adorabili perdenti nella nostra bacheca avranno sempre un posto speciale.

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