Il primo giorno Dio, smaronato da canti angelici e sottofondi celestiali, creò il Rock n'roll, e vide che era buono.
Il secondo giorno creò il Beat.
Il terzo il Prog, senonchè in poche ore Ricky Wakeman gli fece due palle grosse così che già nel pomeriggio dovette creare il Punk.
Il Quarto giorno gli venne a mancare un po' di ispirazione e materiale cosi dovette arrangiarsi con un po' di plastica con risultati annessi.
Il quinto giorno, si ricordò di quei poveri derelitti dell'inferno e fu la volta del Black e di Marco Masini .
Il sesto creò DeBaser e Giusy Ferreri.
Il settimo si riposò e si ritirò sculettando sulle note di Lady Gaga.
Diciamocelo chiaro, senza un aiuto divino in questo attuale decennio non si intravede uno straccio di idea nuova. Sembra che non ci sia più niente da creare, tutto sembra ormai già stato fatto e le idee, quando ci sono, servono solo ad assemblare al meglio il materiale già a disposizione. In questo ristagno creativo non può che crescere la gramigna dello scopiazzamento feroce. La percezione del plagio negli ultimi tempi si è cosi tanto abbassata che, sti cazzi Albano avrebbe vinto la causa contro Michael Jackson per 37 note uguali. Adesso se riesci a fare un disco con 37 note diverse sei un sovversivo e ti puoi pure beccare un'accusa per sedizione. Di fronte a questa ormai consueta e ignobile tecnica del Copia&Incolla i TAPROBAN si sono ribellati dicendo basta! Loro hanno finalmente esplorato nuove soluzioni superando certi limiti dilettantistici dell'emulazione puntando direttamente alla "Clonazione diretta".
Beh! Dire che "Posidonian Fields" edito nel 2006 suona come un disco dei Genesis del periodo Gabrielliano è un eufemismo. Di fronte a queste iniziative un fan degli "originali" può reagire in due modi, chi con la puzzetta al naso, talebano e integralista li boccia senza neanche mezzo ascolto. Chi, come il sottoscritto, che la puzzetta ce l'ha solo alle ascelle e ai piedi, gli dà almeno una possibilità e cedendo alla nostaglia canaglia regredisce fino ai primi anni 70, periodo naturale in cui si può collocare "Nursery.. ehm...Posidonian Fields".
Passata l'ebbrezza di sentirsi avvolti dalla calda e cara atmosfera Genesiana, la predisposione del fan però alla fine viene delusa per l'assoluta inconsistenza del disco. Passi per la nostalgia, passi per l'arteriosclerosi avanzante ma ccà nisciuno è fesso! Sto' disco è come un cannolo siciliano senza ricotta, una bellissima confezione che avvolge un regalo da 2 soldi, è come una colica intestinale che ti fa fiondare al cesso presagendo una evacuzione liberatoria che si risolve invece in una sonora e solitaria scorreggia.
I nostri cari Taproban saranno stati capaci di emulare alla perfezione pure il ruttino di Gabriel, ma hanno speso tutto nella loro opera di clonazione riservando le residue energie per ricreare un C-Sides dei loro mitici epigoni. Troppa piattume, troppo debole e fiacco. Per onor di cronaca, segnalo solamente la settima traccia "Octopus" (altro titolo originalissimo pure questo...) l'unica capace di farmi alzare il sopracciglio sinistro.
Rimane pure lo scazzamento di dover dar ragione al fan talebano duro e puro che con il suo "te lo avevo detto io..." mi ha fatto fare la figura del coglione patetico, ma ancora per poco, visto che i Taproban hanno ancora in serbo tante altre "novità" per il futuro, già si vocifera che il cantante lascerà il gruppo e sarà sostituito dal batterista....
STAY POWER ma STAY ANCHE TAPROBAN LIES DOWN ON BROADWAY.
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